Italia verso l’inverno demografico: nel 2050 saremo il 17% in meno

Se l’ormai celebre “paese dei vecchi”, riferito al Belpaese, era stato fino ad oggi un innocuo modo di dire, sembrerebbe sempre più vicino il pericolo che possa trasformarsi in una cruda realtà. Su come sarà l’Italia tra circa 30 anni ce lo dice il Rapporto 2018 sull’economia dell’immigrazione, che la Fondazione Leone Moressa presenterà il 10 ottobre a Palazzo Chigi, a Roma. Il nostro paese è destinato, secondo le stime, ad un lungo “inverno demografico”: con il passare degli anni, cioè, diventerà sempre meno popolata e più vecchia. Case di riposo sovraffollate e culle vuote dunque. ILo scorso anno più di 100mila concittadini hanno fatto le valigie e si sono fatti adottare da un paese estero ed il dato più preoccupante è che la popolazione continuerà a diminuire del 17% da qui al 2050. Non solo: i giovani diventeranno una vera e propria rarità, oltre un italiano su tre infatti sarà in età da pensione (il 12% in più di oggi). E ancora: i migranti non riempiranno più le culle. Con l’attuale rallentamento dei flussi, infatti, l’immigrazione non riuscirà più a compensare il calo demografico.
Maglie nere in questo triste report Italia e Germania. Il primo confronto riguarda la situazione demografica attuale. Osservando la differenza tra nati e morti nel 2017 (saldo naturale), appare una netta frattura tra i Paesi europei. In particolare, la crescita demografica più forte si registra in Francia (+164.600) e Regno Unito (+147.900). Positivi anche altri Paesi del Nord come Irlanda, Svezia, Danimarca, Belgio e Paesi Bassi. Situazione opposta invece tra i Paesi dell’Europa meridionale (Portogallo, Spagna, Grecia), i Paesi baltici e quelli dell’Est (Ungheria, Romania, Bulgaria, Polonia). La situazione più critica si registra in Italia e Germania. Nell’ultimo anno la Germania ha registrato 785mila nati e 933mila morti (saldo -148.000), l’Italia 459mila nati e 650mila morti (saldo -191.000).
In Germania, nell’ultimo anno, il saldo tra nati e morti è stato dunque negativo. Tuttavia, questo è stato compensato da un saldo migratorio fortemente positivo (+476mila), che ha garantito una crescita della popolazione, in linea con Francia e Regno Unito. L’Italia invece ha registrato una perdita di oltre 100mila abitanti. Il saldo naturale negativo (-191mila), infatti, non è stato compensato dal saldo migratorio (tra arrivi e partenze), che si è attestato su livelli piuttosto modesti (+85mila). «Negli ultimi anni l’Italia ha registrato un calo degli ingressi di immigrati – scrivono i ricercatori della Moressa – nonostante gli sbarchi abbiano avuto una enorme risonanza mediatica, in termini numerici sono stati molto inferiori rispetto agli ingressi per lavoro degli anni pre-crisi. Così l’immigrazione non riesce più a compensare il calo demografico».
Anno 2050, crollano gli italiani. Guardando alle previsioni demografiche del 2050 e ipotizzando che non vi siano variazioni negli attuali trend migratori e al netto di improbabili (per ora) baby boom, solo 4 Paesi Ue registrerebbero una variazione positiva della popolazione: Irlanda, Francia, Regno Unito e Svezia. Per gli altri 24 Paesi, la popolazione diminuirebbe. In particolare, l’Italia col 16,7% di cittadini in meno, sarebbe seconda solo alla Bulgaria.
Un Paese di pensionati. Tutti i Paesi Ue sono poi destinati a registrare nel 2050 un aumento della quota di cittadini over 65. Complessivamente, tale quota passerebbe al 28,5%: quasi 10 punti in più rispetto al 2015. «Questo ovviamente avrà ripercussioni anche sulla forza lavoro e sui conti pubblici (diminuiscono i lavoratori, aumentano i pensionati)». E in Italia? I cittadini con oltre 65 anni diventerebbero circa il 34%: il 12% in più di oggi.