Italia-Usa, Meloni alla Casa Bianca da Biden

(Adnkronos) – Cina, Ucraina, Africa, atlantismo, migrazioni, crisi dell’Indo-pacifico, accordo del grano, presidenza italiana del G7. Sono solo alcuni dei temi al centro dell’incontro che vedrà oggi, per la prima volta, Giorgia Meloni varcare la soglia dello studio ovale della Casa Bianca, dove ad attenderla troverà il presidente statunitense Joe Biden, che “non vede l’ora di parlarle”, ha assicurato il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza statunitense John Kirby alla vigilia dell’incontro. E’ la prima volta alla White House per l”underdog’ Meloni, ma anche la prima di una donna italiana nelle vesti di presidente del Consiglio. Che con Biden ha saputo instaurare un’intesa piena sin dal primo incontro a Bali, in Indonesia per il G20, intesa puntellata dalla posizione granitica che Meloni ha impresso al suo governo, sin dal primo giorno, sul sostegno senza se e senza ma all’Ucraina, sull’invio di armi a Kiev e sulla condanna netta dell’aggressione voluta da Vladimir Putin. Senza tentennamenti e in piena continuità con il governo Draghi, in barba ad alcuni distinguo registrati nella sua stessa maggioranza, guadagnando così la fama di un’alleata affidabile ed equilibrata agli occhi dell’amministrazione statunitense. 

La visita rappresenta un’occasione importante per riaffermare il forte partenariato fra Italia e Stati Uniti, per ribadire i profondi legami fra Roma e Usa, la solidità dell’alleanza transatlantica e discutere dei comuni interessi strategici, incluso l’impegno condiviso nel continuare a sostenere pienamente l’Ucraina di fronte all’aggressione della Russia, proseguendo nel lavoro “per una pace giusta e duratura”, rimarcano fonti diplomatiche italiane alla vigilia dell’atteso incontro e ad appena una settimana dalla missione di pace del cardinale Matteo Zuppi con tappa negli States, inviato da Papa Bergoglio a Washington. 

L’incontro tra Meloni e Biden – che si colloca subito dopo la Conferenza di Roma sulla migrazione e lo sviluppo, il Vertice Fao e l’accordo Ue-Tunisia – permetterà di porre l’accento anche sull’attuale strategia italiana verso il Mediterraneo e l’Africa, sull’intreccio di sfide e opportunità securitarie, migratorie ed energetiche al centro dell’attenzione italiana e dell’Unione europea. Il tema dell’Africa, assicurano le stesse fonti ricordando la centralità del cosiddetto Piano Mattei per la premier, sarà “il filo rosso della missione” statunitense di Meloni, ma è innegabile che gli occhi siano puntati soprattutto sulla Cina e sui prossimi passi che il governo italiano dovrà compiere sulla cosiddetta ‘Via della Seta’. 

All’indomani delle ‘pressioni’ di Pechino su Roma -con l’invito, recapitato sulle pagine del ‘Global Times’, ad evitare condizionamenti statunitensi sul futuro del Memorandum siglato dal primo governo Conte – fonti diplomatiche italiane rimarcano come la Cina, sul piano geopolitico, sia “diventata un interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali” e come l’Italia intenda perseguire con Pechino “un rapporto equilibrato e di dialogo responsabile”. Entro l’autunno il bivio, è infatti attesa la decisione dell’Italia sulla Belt and Road Initiative (Bri): Roma dovrà sciogliere la riserva, ovvero decidere se ‘proseguire o lasciare’ un patto che, se non verrà disconosciuto, si rinnoverà automaticamente. 

Una strada impervia per Meloni, seppur la rotta sembri ormai tracciata e la scelta di ‘sganciarsi’ da un accordo visto con fumo agli occhi anche dal suo predecessore, Mario Draghi, appaia quasi inevitabile. Nel briefing quotidiano con i giornalisti alla Casa Bianca, Kirby ha ribadito come la scelta sul rinnovo spetti esclusivamente Paese che ha firmato il Memorandum, “ma sempre più Stati nel mondo – ha aggiunto – vedono i rischi e, francamente, la mancanza di vantaggi in queste partnership economiche con la Cina”.  

Ma le pedine sullo scacchiere vanno mosse con cura, evitando falli di reazione di Pechino che, da un’eventuale uscita dell’Italia dalla Bri, rischia soprattutto un danno di immagine, perdendo nella lista degli aderenti al Memorandum l’unico paese del G7 ad averlo sottoscritto e firmato, con il pericolo di un effetto domino su tutti gli altri paesi che hanno sposato il progetto della Nuova via della Seta. 

Dal 2018 – anno in cui il Memorandum venne sottoscritto dall’Italia terremotando la già fragile maggioranza gialloverde su cui reggeva il primo governo Conte – di acqua sotto i ponti ne è passata, gli equilibri geopolitici mondiali sono stati travolti, complici la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi. La Cina è, per forza di cose, un interlocutore “imprescindibile”, i rapporti commerciali -per l’Italia trainati soprattutto dal comparto farmaceutico- devono proseguire, ma evitando di ‘imbrigliare’ Roma in un accordo che, per certi versi, appare come una ‘scatola vuota’.  

Seppur Meloni sia tornata di recente ad assicurare -come già durante il G7 ad Hiroshima- che Biden non avrebbe mai fatto pressioni sull’Italia affinché si sfili dalla Bri, è chiaro che quello della Cina e dei rapporti con Pechino sarà un tassello centrale nel puzzle dei tanti dossier al centro dell’incontro di domani. Un tête-à-tête durante il quale Meloni intende chiedere anche un impegno maggiore degli States sullo scacchiere del Mediterraneo, in particolare per i paesi del Nord Africa.  

La missione americana di Meloni -che arriverà a Washington quando in Italia sarà notte fonda- si svolge in una fase di ulteriore sviluppo della strategia dell’amministrazione Biden tesa a riaffermare la leadership internazionale degli Usa nell’affrontare le sfide globali del XXI secolo. E mentre l’Europa fatica a mettere insieme i pezzi di una risposta che sia davvero all’altezza dell’imponente Inflation Reduction Act voluto da ‘Potus’ per contrastare la corsa dei prezzi investendo innanzitutto sulle energie pulite e sulla lotta al cambiamento climatico.  

Dall’amministrazione Biden, riferiscono le stesse fonti, sono del resto giunti segnali di apprezzamento per il ruolo dell’Italia su Africa e Medio Oriente. È un tema che, non a caso, Roma ha posto anche al vertice della Nato perché -viene rimarcato- rientra in un unico grande disegno: la centralità mediterranea, l’attenzione sull’Africa, la questione delle risorse allo sviluppo e dell’attenzione anche alla stabilità come elemento di sicurezza, “devono essere priorità che riguardano tutti gli alleati e i partner e che devono essere affrontate in tutte le sedi internazionali”. 

Il prossimo anno l’Italia avrà la presidenza del G7 e le questioni del Mediterraneo, dell’Africa, delle migrazioni, dello sviluppo saranno fra i temi portanti. Meloni e Biden, nel bilaterale di oggi, ribadiranno i profondi e duraturi legami tra le rispettive Nazioni e il forte interesse a rafforzare ulteriormente il partenariato nei numerosi settori di interesse reciproco; il G7 2024 – con i Grandi del mondo che arriveranno in Puglia, meta scelta da Meloni per ospitare il summit – sarà uno dei principali dossier sul tavolo dell’incontro. Ma l’agenda della premier non prevede solo il bilaterale alla Casa Bianca, senz’altro la portata più ghiotta del menu. In mattinata, prima dell’incontro con Biden, Meloni sarà in visita al Congresso, per incontri bipartisan con i leader della House e del Senato; attese dichiarazioni congiunte con lo speaker Kevin McCarthy. Venerdì, a chiusura della missione, per ora figurano nel programma la visita al cimitero di Arlington e l’omaggio alla tomba del Milite Ignoto.