Pur condannando Maduro, il governo italiano è ancora diviso sulla questione legata alle presidenziali venezuelane.
Il governo di Roma è ancora diviso in due tronconi sul tema Maduro-Guaidò. Da una parte c’è la Lega che ha già condannato Maduro e dall’altra ci sono Cinquestelle che persistono, come ha detto anche Di Battista, sul “coraggio di restare neutrali”.
Sul Venezuela il governo dunque non vive una pagina di profonda unità. In effetti “non stiamo facendo una bella figura. Finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò”, ha tagliato corto il vicepremier del governo Matteo Salvini che ha incontrato la comunità venezuelana in Italia, sottolineando come i 160 mila connazionali nel Paese sudamericano “che sono alla fame”. Al contrario Alessandro Di Battista ritiene che l’Europa “dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini degli Stati Uniti”.
Parole che sembrano fare da eco a quelle di Maduro, che ha chiesto ad ’Italia e Europa a “non farsi trascinare dalle pazzie di Donald Trump, dalle politiche estremiste e interventiste che cercano un colpo di Stato in Venezuela”.
Il governo di Caracas ha criticato e annunciato di voler “riesaminare le relazioni bilaterali” con tutti i Paesi Ue che si sono dichiarati in favore di Guaidò fino a quando “non saranno esclusi progetti golpisti”. Nel contemp Guaidò su Twitter ha detto grazie ad ogni singolo Paese europeo che lo supporta dicendosi anche sicuro” che l’Italia potrà fare lo stesso.
Maduro ha invece deciso di scrivere e chiedere aiuto addirittura al papa Francesco, in nome del dialogo, evocando la conferenza convocata dai “neutrali” Messico e Uruguay il 7 febbraio a Montevideo. Una lettera con cui Maduro vuole “rilanciare il dialogo”, ha detto il segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin senza aggiungere però altro.
La posizione dell’Europa non è piaciuta alla Russia che considera “i tentativi di alcuni Paesi di legittimare il cambio di potere in Venezuela come un’interferenza negli affari interni”. Mosca ha criticato anche il presidente Usa Donald Trump che non si è detto certo che, prima o poi, non si arrivi all’uso della forza nel Paese venezuelano: una posizione che “mina tutti i principi di base del diritto internazionale”, ha detto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, sottolineando ancora una volta la conferenza in Uruguay.