Un punto in due partite, la prima sconfitta in una competizione ufficiale, una rivoluzione in allenamento che non ha avuto alcun effetto. La troupe blu arriva al centro della traversata della Lega delle Nazioni senza il comfort dei risultati, né del gioco, né degli uomini per ricominciare in un mese: uno scenario perfettamente compatibile, tuttavia, con la lenta e complicata ricostruzione di un sistema che vive il peggior momento della sua storia. Il ko maturato a Lisbona contro l’orfano di CR7, deciso dall’incompetente André Silva, mette il blues di fronte a una cruda realtà: in questo nuovo torneo dovrà lottare per evitare il molto probabile spreco della retrocessione in serie B, È tutto.
Il punteggio avrebbe potuto essere più grasso per i portoghesi: un salvataggio di Romagnoli sulla linea di Bernardo Silva, una croce con deviata deviazione da Cristante, poi le provvidenziali sfilate di Donnarumma nella ripresa. Confuso, senza morso, senza chiarezza: una squadra ancora troppo aspra per fare davvero l’Italia. Mancini ha cambiato 9 giocatori negli undici iniziali rispetto a quello di Bologna, e ha proposto un allenamento senza alcun giocatore della Juventus. Era già stato in amichevole con l’Arabia Saudita a maggio, ma per un evento come questo in una competizione ufficiale dobbiamo tornare in Italia-Camerun del ’98 ai Mondiali, c’era Cesare Maldini.
Con il debuttante Lazzari ha assunto il ruolo di terzino destro (in Spal gioca più tardi, è il primo spallino dopo 66 anni a scendere in campo con l’Italia) in una difesa completamente nuova, composta da Romagnoli, Caldara e Criscito, l’allenatore ha proposto un 4-4 -2 in cui Chiesa e Bonaventura erano gli esterni, e Zaza e Immobile la coppia in attacco, quella da cui anche Conte se ne andò. Balotelli, dopo la deludente passeggiata per l’Dall’Ara, era in tribuna. Dopo un inizio promettente ma disordinato, l’Italia ha rischiato di capitolare due volte, salvata da Romagnoli e dalla traversa, e ha scoperto la fragilità di Jorginho quando gioca senza Praetorians: non sa cantare e portare la croce. La chiesa, rimossa dalla porta, questa volta non ha influito.
Il goal era nell’aria, arrivò all’inizio della ripresa: lo aveva detto Mancini, temeva il contrattacco di Bruma. Un errore di Caldara in contrasto con William Carvalho ha dato origine al rilancio dell’ex giocatore del Galatasaray, capitalizzato da André Silva, già solo lui. Mancini ridisegna la squadra con Berardi per Immobile ed Emerson Palmieri (47esimo oriundo) per Criscito, e poi ancora con Belotti per Cristante, per passare al 4-2-4 della disperazione. Tanto rumore per niente, o quasi: un colpo di testa di Zaza leggermente in salita, mentre Donnarumma evitava il peggio dall’altra parte.