(Adnkronos) – (dall’inviata dell’Adnkronos Ileana Sciarra) – E’ un altro passo, dopo l’accordo con l’Azerbajian, per tagliare il cordone ombelicale con la Russia e la storica dipendenza dell’Italia dal gas di Mosca. E recidere un rapporto che con la guerra in Ucraina si è reso insostenibile. Mario Draghi vola ad Algeri, per incontrare il presidente Abdelmadjid Tebboune. In missione con il presidente del Consiglio i ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, nonché il numero uno di Eni Claudio Descalzi. Per apporre le firme ad un protocollo e ad un accordo che si tradurranno in 9 miliardi di metri cubi di gas algerino in più.
Come verranno ripartiti lo spiega con chiarezza il responsabile della Transizione ecologica Roberto Cingolani, lasciando l’ambasciata ad Algeri dopo l’incontro con la comunità italiana: tre arriveranno subito, quest’anno, per aiutarci ad accendere i termosifoni già in autunno e ridurre la portata del gas russo. Altri 6 giungeranno l’anno prossimo, 3 in gnl, ovvero gas liquefatto, altri 3 in gas naturale. Transiteranno dal gasdotto Transmed -quello che da Capo Bon, in Tunisia, arriva a Mazara del Vallo attraversando il canale di Sicilia- dove passa, già ora, il 31% di gas che l’Italia importa attualmente dall’Algeria, seconda sola alla Russia (40%). Altri miliardi di metri cubi saranno l’obiettivo delle prossime missioni in Africa: prima Congo e Angola, poi Mozambico.
A ricordare cosa muove il governo italiano ci pensa, stavolta, lo stesso Draghi. “Subito dopo l’invasione dell’Ucraina – ricorda – avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con la massima celerità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, altri ne seguiranno. Il Governo è al lavoro per difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto”, rimarca ancora il presidente del Consiglio, cercando di iniettare fiducia in un Paese dove il conflitto ucraino sta alimentando la paura, lasciando spazio ai timori per una economia che non può perdere il treno del Pnrr, che rischia tuttavia di rallentare la sua corsa.
Sul gas il paese non può permettersi di entrare in emergenza, sia che l’Europa decida di procedere con l’embargo del gas russo sia che alla fine sia il presidente Vladimir Putin a fare la voce grossa e tagliare le forniture. Il governo deve correre, come sta facendo, per sostituire i 29 miliardi di metri cubi di metano che l’anno scorso sono arrivati in Italia attraverso i tubi che partono dalla Russia.
Dopo aver lasciato il palazzo presidenziale, Draghi incontra la comunità italiana ad Algeri, in ambasciata. A imprenditori e tessuto produttivo rivolge un sentito grazie: “Il governo è con voi, pronto a tutelare i vostri interessi”, assicura. Stasera rientrerà a Roma, dopo la cena col presidente Tebboune. Domani sarà a Palazzo Chigi per una serie di incontri tecnici. La politica può attendere.
Solo mercoledì il premier vedrà infatti la delegazione di Fi e Lega tornata a far la voce grossa sulla delega fiscale. Un incontro chiesto dai due partiti di maggioranza venerdì della scorsa settimana. Seguirà un Consiglio dei ministri e una conferenza stampa sui contenuti del Cdm e delle misure che verranno adottate. E in cui Draghi tornerà a far capire che non intende lasciarsi logorare. Né tantomeno farsi disarcionare dalla guida di Palazzo Chigi. Perché i sospetti si fanno largo, continuano ad aleggiare sul suo esecutivo. “Il governo in piedi fino a quest’estate? Non se ne parla proprio… Draghi resta dov’è“, commentavano gli uomini vicini al premier nella lunga attesa del pomeriggio al palazzo presidenziale. La sensazione è che mercoledì sarà lo stesso premier a dirlo forte e chiaro.