Sono passati ormai sette anni da quando una bandiera tricolore, affiancava il nome del pilota, sul cockpit di una vettura di Formula 1. Dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al nostro Jarno Trulli, per poi passare da Giancarlo Fisichella, Vitantonio Liuzzi, arrivando fino a Patrese, Nannini e Capelli. Certo, dopo tutto questo, cè stato il cameo di Giovinazzi alla Sauber nel 2017, ma ora quella comparsa diventa finalmente uno spin off di produzione italiana, infatti il pilota di Martina Franca affiancherà Raikkonen alla Alfa Romeo-Sauber nel mondiale 2019.
Campione della Formula Abarth in Cina nel 2012, secondo nel Formula 3 inglese nel 2013, secondo nel FIA F3 nel 2015 e secondo nella GP2 nel 2016. Oltre ad apparizioni nella Le Mans Series e nel DTM, questi sono i risultati di un talento tricolore, di un talento del sud Italia, capace di raccogliere nelle formule minori 27 primi posti,12 pole position e 19 giri veloci, con una percentuale di vittoria del 16,2% e capace di arrivare a podio il 37,7% delle volte. Tuttavia, la cosa che impressione di più del suo operato, è la capacità di fare tutto questo nella completa umiltà e modestia, senza attirare lattenzione su di se, chiaramente se non per meriti sportivi e senza esaltare le proprie gesta in maniera troppo egocentrica sui social, caratteristica comune alle giovani leve.
Nel 2019, finalmente finirà questa agonia, legata alla assenza di un pilota italiano nella massima serie automobilistica. Con Antonio, si spera possano riaffiorare i colori della bandiera italiana tra i piloti del circus, ma è anche giusto non caricare di responsabilità un ragazzo di soli 24 anni, lasciandogli la possibilità di godersi a pieno il suo e il nostro sogno.
In bocca al lupo Antò e divertiti!