A metà novembre il 68.9% delle imprese italiane ha dichiarato di essere in piena attività, il 23.9% di essere parzialmente aperte, mentre il 7.2% ha dovuto abbassare le saracinesche. Si tratta di circa 73mila imprese, ovvero il 4% dell’occupazione totale. Di queste l’1.7%, circa 17mila imprese, prevedono di non riaprire più. Sono i dati resi noti dall’Istat nella rilevazione “Situazione e prospettive delle imprese imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19”. Un’indagine effettuata tra il 23 ottobre e il 16 novembre su un campione di 1.019.786 imprese con più di tre lavoratori.
Stime ancora più cupe secondo Confcommercio, che rivela la chiusura di 390mila imprese nel 2020, di cui 240 mila “esclusivamente a causa della pandemia”. Tra i settori più colpiti, nell’ambito del commercio: abbigliamento e calzature (-17.1%), ambulanti (-11.8%) e distributori di carburante (-10.1%). Nei servizi di mercato perdite del 21.7% nelle agenzie di viaggio, parola sparita dal vocabolario comune. Bar e ristoranti registrano un calo del 14.4%, così come i traporti (-14.2%). Crollo anche nella filiera del tempo libero (arte, sport, intrattenimento) con la chiusura di un’impresa su tre.
“Il 2020 si chiude con un bilancio drammatico – ha detto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Quasi mezzo milione di tra imprese e lavoratori potrebbero chiudere l’attività. Oltre all’indispensabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico: indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l’utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in moto l’economia del nostro Paese”.
Previsioni paventate anche da Confesercenti, che prevede la chiusura di 150mila imprese nel settore terziario, di cui 80mila nel commercio e il restante 70 nel turismo. Crisi di liquidità, calo del fatturato, aumento del ricorso al debito bancario rischiano di non far sopravvivere le aziende. Le più colpite sono le piccole e piccolissime imprese, soprattutto nel Sud Italia.
Se i dati preoccupano, le previsioni non sono incoraggianti. L’Istat pronostica che, nel prossimo trimestre, il 61.5% delle imprese prevede una contrazione del fatturato rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Calo compreso tra il 10 e il 50% dei casi nel 40% dei casi, di oltre il 50% nel 15.1% dei casi. Servizi di alloggio, turismo, ristorazione, attività sportive e di intrattenimento i settori più colpiti.