Il 2015, rivela lIstat dopo aver scandagliato la situazione dei conti pubblici, mostra chiari segnali positivi con il rapporto deficit /Pil pari al 2,9%.Il dato rappresenta un miglioramento di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dellanno precedente. Peraltro nel terzo trimestre 2015 lindebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato ancora inferiore e pari al 2,4%, con un calo di 0,5 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2014. Migliorato nel terzo trimestreanche il saldo primario che è risultato positivo per 6,08 miliardi di euro, con unincidenza sul Pil dell1,5%,(1,3% sul totale dei primi nove mesi). Positivo anche il saldo corrente è stato positivo per 3,27 miliardi di euro con unincidenza sul Pil dello 0,8% (0,3% sui nove mesi). Sale, seppur di poco, la pressione fiscale nel terzo trimestre al 41,4%, cresciuta di +0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dellanno precedente. Nella media dei primi tre trimestri, invece, la pressione fiscale resta stabile al 41,2%. Risultano aumentate le entrate (0,5%) mentre, le uscite sono invece salite dello 0,8% (+1,5% al netto della spesa per interessi). Complessivamente nei primi tre trimestri del 2015 le uscite totali sono risultate pari al 48,4% del Pil, le entrate totali sono aumentate dello 0,8%in termini tendenziali, con unincidenza sul Pil del 45,5%. Dati che spiegano “l’ulteriore conferma che l’Italia è sulla buona strada, che i conti pubblici sono solidi e che complessivamente la tendenza è positiva”, afferma Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo Pd al Senato. Numeri, quelli dellIstat, che inducono Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, a sottolineare che “se i conti pubblici sono al sicuro, col rapporto deficit pil sotto la soglia del 3 per cento, allora per il governo di Matteo Renzinon ci sono più scuse: bisogna immediatamente avviare un piano serio di riduzione del prelievo fiscalesia sulle famiglie sia sulle imprese”.
T.