”La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l’intensità degli effetti sull’economia reale con gli indicatori congiunturali la cui diffusione avviene con un ritardo fisiologico rispetto al mese di riferimento“, ed inoltre ”Le necessarie misure di contenimento del coronavirus stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l’offerta sia la domanda”.
Questo quanto comunicato stamane dall’Istat – e non poteva essere altrimenti – nell’ambito delle consuete rilevazioni mensili in merito all’andamento dell’economia italiana.
Del resto l’Istituto di Ricerca non può far altro che azzardare delle previsioni, delle stime, in relazione alo scenario attuale e, dunque, ora quel che appare evidente è che la temporanea chiusure delle attività finirà inevitabilmente per produrre effetti negativi sul valore aggiunto, considerato fra il -1,9% ed il -4,5%.
Allo stato dei fatti l’Istat ha ‘immaginato’ due differenti situazioni. Nella prima, qualora la chiusura di imprese ed esercizi riguarderebbe soltanto marzo e aprile, avremo un effetto negativo dell’1,9%; nella seconda ipotesi invece, con le chiusure estese fino a giugno, la contrazione del valore aggiunto potrebbe addirittura essere del del 4,5%.
Come spiegano infatti gli esperti, ’’Seppure limitate nel tempo e ristrette a un sottoinsieme di settori di attività economica’, le misure di lockdown sono in grado di ‘generare uno shock rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo’’.
Max