Si sono infrante alla mezzanotte le possibilità di Benjamin Netanyahu per formare un nuovo governo. Dopo 28 giorni è infatti scaduto il termine, affidatogli dal capo dello Stato Reuven Rivlin, per mettere insieme un esecutivo in grado di ottenere la fiducia alla Knesset. Alle elezioni del 30 marzo, le quarte in due anni, il Likud, il partito di Bibi, ha infatti ottenuto 30 seggi in Parlamento. Per governare ne servono 61 (su 120) e non è bastato il solo appoggio dei partiti ebraici conservatori Shas (nove seggi), United Torah Judaism (sette) e Religious Zionism (sei).
Il testimone ora passa nuovamente a Rivlin, che dovrà decidere se dare l’incarico a qualcun altro (Yair Lapid di Yesh Atid o Naftali Bennett, leader dell’alleanza di destra Yamina e ago della bilancia in queste fasi) o rinviare la questione in Parlamento. Poco probabile, ma possibile, la proroga di 14 giorni del mandato a Netanyahu. Se nessuna di queste ipotesi dovesse andare in porto, gli israeliani dovranno tornare alle urne.