(Adnkronos) – Mentre proseguono i raid israeliani nella Striscia di Gaza a oltre due settimane dall’attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre, Israele – che sta trattando sul rilascio degli ostaggi – ha deciso di “rinviare l’operazione di terra”. Secondo le ultime news di oggi 24 ottobre, le Forze di difesa israeliane hanno reso noto di aver condotto raid contro circa 400 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, uccidendo diversi comandanti e operativi. Le Idf sostengono che i militanti, molti dei quali nascosti nelle moschee, si preparavano al lancio di razzi contro Israele. Colpito anche l’ingresso di un tunnel sulla costa e centri di comando. Tra le vittime ci sono i vice comandanti dei battaglioni di Nuseirat, Shati e Furqan.
Israele ha deciso di “rinviare l’operazione di terra” nella Striscia di Gaza. In attesa dell’arrivo di altri asset americani nella regione, la rivelazione è arrivata dalla radio dell’Esercito israeliano a meno di una settimana dalla missione in Israele di Joe Biden, che a Benyamin Netanyahu ha confermato il sostegno Usa, ma ha anche ricordato agli israeliani “gli errori” fatti dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 Settembre 2001. Gli Stati Uniti ora cercano di prevenire lo scenario di una guerra più ampia nella regione in un quadro in cui le speranze dell’Amministrazione Usa di espansione degli Accordi di Abramo, sottoscritti da Israele con alcuni Paesi arabi all’epoca di Donald Trump alla Casa Bianca, sembrano almeno ‘archiviate’. La diplomazia però non si ferma. Prima di Biden erano stati in missione nella regione il segretario di Stato Usa, Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin che poco dopo il summit del Cairo di sabato ha annunciato il dispiegamento di altri asset Usa nella regione. E, evidenzia il Washington Post, sebbene Biden sia riuscito a ritardare l’avvio di un’offensiva israeliana a Gaza, la probabilità di una estenuante guerra di terra resta alta.
Intanto il ministro dell’Energia israeliano Israel Katz ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild che Israele continua a fare pressioni per il rilascio degli ostaggi del gruppo islamista Hamas dalla Striscia di Gaza. “Stiamo trattando con tutti gli attori per ottenere il rilascio dei rapiti”, ha dichiarato alla Bild. “Stiamo facendo tutto il possibile per riportarli a casa”. Katz ha detto che gli ostaggi trattenuti a Gaza non fermeranno gli attacchi aerei israeliani o l’offensiva di terra pianificata dall’IDF nell’enclave costiera. “Hamas vuole che ci occupiamo dei rapiti e che i nostri militari non entrino per eliminare le loro infrastrutture. Questo non accadrà”, ha detto Katz. Israele “eliminerà Hamas, le sue infrastrutture come esercito, organizzazione e governo. E libererà coloro che sono stati rapiti”. Un’offensiva di terra da parte di Israele a Gaza è ampiamente prevista.
Nel frattempo Joe Biden ha avuto in nottata un nuovo contatto telefonico con Benyamin Netanyahu. Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, il presidente ha accolto con favore il rilascio di altri due ostaggi da Gaza e ha riaffermato il suo impegno nei confronti degli sforzi in corso per assicurare il rilascio di tutti gli altri ostaggi presi da Hamas – compresi gli americani – e per garantire un passaggio sicuro ai cittadini statunitensi e agli altri civili a Gaza. Biden ha anche sottolineato la necessità di sostenere un flusso continuo di assistenza umanitaria urgentemente necessaria a Gaza.
A Tel Aviv è arrivato il presidente francese Emmanuel Macron per esprimere la sua “piena solidarietà” a Israele. Nel corso degli incontri che avrà con il premier Benyamin Netanyahu e con il presidente Isaac Herzog, Macron ribadirà l’importanza di “preservare la popolazione civile” a Gaza, hanno fatto sapere fonti della presidenza.
In una nota, l’Eliseo sottolinea “i tre grandi obiettivi” della visita del presidente: “mostrare la piena solidarietà della Francia a Israele di fronte a uno dei più gravi attacchi contro la sua popolazione dalla fondazione dello Stato, continuare a mobilitarsi per evitare una pericolosa escalation nella regione e ribadire l’importanza di preservare le popolazioni civili; infine, aprire una prospettiva politica e trovare un ampio consenso internazionale, che richieda l’impegno di un gran numero di partner per la sicurezza di Israele e la ripresa decisiva di un vero processo di pace”.
Il programma della visita prevede, dopo un incontro con un gruppo di famigliari degli ostaggi, un colloquio con il presidente Isaac Herzog, poi con Benyamin Netanyahu. Al termine di una dichiarazione alla stampa insieme al premier, Macron vedrà anche Benny Gantz, l’ex premier entrato nel gabinetto di guerra del governo di emergenza nazionale, e il leader dell’opposizione Yair Lapid.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto contatti telefonici, i primi dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso, con i ministri degli Esteri di Israele, Eli Cohen, e dell’Autorità nazionale palestinese, Ryad al Maliki. Secondo quanto comunicato a Pechino, Wang ha sottolineato a Cohen che “tutti i Paesi hanno diritto all’autodifesa, ma che devono proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale: il compito più urgente adesso è impedire che ci sia un’ulteriore escalation che porti a un disastro umanitario ancora più grave”. Escalation “in corso” per la quale il capo della diplomazia di Pechino ha sottolineato la sua preoccupazione.
Ad al Maliki, Wang ha espresso “la profonda solidarietà” cinese: “Quello di cui il popolo di Gaza ha bisogno di più al momento sono sicurezza, cibo e medici, non armi e munizioni”.