Lo Stato di Israele si appresta ad “incoronare” nuovamente Benjamin Netanyahu. Il partito del premier uscente va verso la vittoria alle elezioni, confermando un lieve vantaggio su Gantz quando si è ormai quasi alla totalità degli scrutini. Netanyahu avrebbe ottenuto il 26,47% a fronte del risultato di Blu e Bianco 26,11%, pochi voti in più ma sufficienti ad ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento. Lieve calo nellaffluenza: hanno votato 4.016.310 aventi diritto, corrispondenti al 67% e quindi 4 punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa. Netanyahu si avvia quindi ad intraprendere il suo quinto mandato, alla soglia dei 70 anni e malgrado le accuse di corruzione: diventerà anche il premier israeliano da più tempo al potere ( supererà nel 2019 Ben Gurion).
Israele, Netanyahu: “Una vittoria immensa”
Benjamin Netanyahu sta per diventare, per la quinta volta, il primo ministro dello Stato di Israele in ragione dellesiguo ma fondamentale vantaggio elettorale. “Sono molto emozionato. Questa è la notte di una vittoria immensa. Sia ringraziato il Cielo che siamo giunti a tanto” ha commentato a Tel Aviv Netanyahu in prima battuta fra i seguaci del Likud. “La nostra è stata una vittoria che non si poteva nemmeno immaginare. Il popolo di Israele mi ha confermato la fiducia per la quinta volta”.
Accompagnato dalla moglie Sarah, anche lei soddisfatta ed orgogliosa, Netanyahu ha poi annunciato che inizierà presto a lavorare per formare il nuovo esecutivo. Crollano i laburisti e rimangono fuori gli esponenti della Nuova destra, mentre entrano in Parlamento due liste espressione dellelettorato arabo. Nottata convulsa quella delle elezioni, con il popolo confuso dalle dichiarazioni di Netanyahu e Gantz, i quali sostenevano entrambi la propria vittoria. Gli exit poll infatti riportavano una situazione di sostanziale pareggio. Inizia ora la partita vera per formare il governo, con Netanyahu che è già stato a colloquio con i capi dei partiti degli ultra-ortodossi, United Torah Judaism e Shas, che dovrebbero garantirgli il sostegno; non si è ancora pronunciato invece Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beiteinu, mentre Moshe Kahlon, capo di Kulanu, ha già fatto sapere di non stare dalla sua parte.