PRIMO PIANO

Israele-Hamas, negoziati tra le parti: forse tregua entro 24 ore

Dopo dieci giorni di bombardamenti tra Israele e Hamas, in cui sono morti 230 palestinesi, tra cui 65 bambini, 39 donne e 17 anziani, e 12 israeliani, tra cui due bambini di 5 e 12 anni, il conflitto “asimmetrico” si avvia verso un cessate il fuoco “entro 24 ore”, sostengono fonti israeliani e media internazionali. Per le 19 di oggi (18 ora italiana) è previsto il gabinetto di sicurezza convocato da Benjamin Netanyahu. Ieri Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, ha sentito per la quarta volta il premier israeliano, chiedendo in maniera più incisiva “una significativa de-escalation” immediata (Washington però in questi giorni ha sempre bloccato una dichiarazione congiunta sul conflitto del Consiglio di sicurezza dell’Onu).

Leggi anche: Striscia di Gaza, i razzi di Hamas e la risposta israeliana: settant’anni di guerra

Leggi anche: Israele-Hamas: prove di distensione, ma Netanyahu prolunga le azioni militari: “Vogliamo raggiungere obiettivi”

Secondo quanto riportato dalla Cnn, anche Hamas, organizzazione che di fatto controlla Gaza dal 2007, ha detto che una tregua potrebbe essere raggiunta nelle prossime 24 ore. Dall’una della scorsa notte non sono stati lanciati razzi da Gaza verso lo Stato ebraico.

Mentre in queste ore la pressione della comunità internazionale per una tregua si è intensificata, rivestono un ruolo primario nei negoziati “indiretti” i servizi di intelligence egiziani e l’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente, Tor Wennesland, che si è recato a Doha, in Qatar, per incontrare alcuni leader di Hamas.

La cancelliera Angela Merkel, intervenendo all’Europa forum di WDR, ha detto che l'”Egitto è un player molto importante” e che “senza contatti con Hamas non può esserci un cessate il fuoco”. Berlino, per bocca del suo ministro degli Esteri Heiko Maas, ha rilanciato “la soluzione a due stati” (quella degli accordi di Oslo del 1993, ma soprattutto di Annapolis del 2007) e ha sottolineato che “la sicurezza di Israele come quella degli ebrei in Germania per noi non è trattabile”.

La denuncia di Msf: “Non ci fanno entrare”

Se da un lato proseguono i contatti per un cessate il fuoco, dall’altro Medici senza frontiere denuncia la gravità della situazione umanitaria a Gaza, dove sono più di 1.500 i feriti. “Oggi è stata negata nuovamente a un nostro team – rende noto Msf – l’autorizzazione a entrare da Israele nella Striscia di Gaza”. “Stanno aumentando i bisogni umanitari – prosegue – e il sistema sanitario, che già deve affrontare numerose carenze anche quando non ci sono i bombardamenti, non dispone dei materiali fondamentali per curare i feriti, a cominciare dalle sacche di sangue”. “Chiediamo che siano riaperti immediatamente i valichi di frontiera e che sia garantita una circolazione sicura di personale e forniture umanitarie per scongiurare una catastrofe ancora più grave”.