(Adnkronos) – “La battaglia contro Israele è ancora all’inizio e ciò che sta per arrivare è più grande”. Lo ha dichiarato in una conferenza stampa a Beirut il rappresentante di Hamas in Libano Osama Hamdan.
“Stiamo combattendo la battaglia per porre fine all’occupazione, proteggere la moschea Al-Aqsa e fondare uno Stato palestinese con Gerusalemme capitale”, sostiene Hamdan, che ha aggiunto “rassicuriamo il nostro popolo e i popoli liberi che la resistenza all’occupazione e le Brigate al-Qassam (braccio armato di Hamas, ndr) stanno bene e hanno il controllo della situazione”.
Un portavoce del ministero della Sanità a Gaza, controllato da Hamas, ha detto al Washington Post che il ministero non può più pubblicare i dati attuali sul bilancio delle vittime nella Striscia a causa della mancanza di connessione internet, avendo perso i contatti con gli ospedali. Ieri sera, il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre era di oltre 11.000 persone morte.
Continua intanto il braccio di ferro tra Hamas e Israele sul rilascio degli ostaggi. Se per il Washington Post si è vicini ad un accordo, le Brigate Ezzeldín al Qassam sono tornate ad accusare Tel Aviv di bloccare lo scambio di prigionieri che include il rilascio di 50-70 donne e bambini rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre. Secondo il portavoce Abú Obeida il Qatar starebbe mediando per raggiungere un’intesa che consenta il rilascio di “200 bambini e 75 donne palestinesi” incarcerati, ma da parte delle autorità israeliane c’è stato un rinvio.
Secondo l’Ocha, l’Organizzione delle Nazioni Unite che coordina gli aiuti affari umanitari, un solo ospedale, quello di al-Ahli, sta funzionando nel nord della Striscia di Gaza. Tutti gli altri non possono più operare a causa degli attacchi delle forze israeliane nelle vicinanze. Nell’ospedale di a-Ahli, a Gaza City, sono ricoverati 500 pazienti. Tutti gli altri hanno dovuto fermare le loro attività per carenza di carburante, medicine, elettricità, cibo, acqua o ossigeno.
Il più colpito è l’ospedale di al-Shifa, il maggiore nella Striscia di Gaza, dove sono ricoverati almeno 600 pazienti, con 200-300 lavoratori, e 1.500 rifugiati. L’ospedale ha denunciato che negli ultimi giorni trenta persone, tra cui tre neonati prematuri, hanno perso la vita per i problemi legati agli attacchi.
Le autorità israeliane hanno identificato i resti di 859 civili nel sud di Israele, vittime del massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, 16 in più rispetto a quanto comunicato lo scorso 8 novembre. Lo ha reso noto la polizia spiegando che i lavori di identificazione sono ancora in corso.
Venerdì Israele ha dichiarato di aver rivisto al ribasso, da 1.400 a 1.200, il bilancio delle vittime dell’attacco di Hamas contro le comunità israeliane e le basi militari nel sud di Israele. Tel Aviv ritiene che circa 1.500 terroristi siano stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane.