(Adnkronos) – Le conversazioni in rete sul conflitto tra Israele e Hamas spaventano i social, dove da sabato ad oggi si sono registrate sul tema oltre 10 milioni di interazioni. È quanto emerge da una ricerca di SocialData che, in esclusiva per Adnkronos, ha analizzato le conversazioni in rete nelle ultime 72 ore (LEGGI).
A partire dalla mattinata di sabato c’è stato un vero e proprio exploit di pubblicazioni a riguardo: oltre 79mila, che hanno generato circa 10 milioni di interazioni. Il sentiment sulla questione israelo-palestinese è fortemente negativo (74%). Oltre che sulla perdita di vite umane, le conversazioni sul tema si concentrano sul timore di un’ulteriore escalation del conflitto e sui possibili effetti di questo nella società occidentale (ulteriori misure di sicurezza, aumento dei costi delle materie prime, aumento dei flussi migratori). C’è sgomento per le immagini di violenza e distruzione che circolano in rete, così come anche un crescente sentimento di solidarietà nei confronti di Israele. Ad ogni modo, l’acuirsi del conflitto sembra aver radicato ulteriormente le convinzioni di chi aveva già un’opinione in materia.
Tra le reactions maggiormente utilizzate dagli utenti dei social per reagire alle pubblicazioni sul conflitto, oltre il like (73%), c’è il “Sad” (19%), che rappresenta tristezza e commozione, il “Grrr” (5%) che rappresenta il sentimento di rabbia. I temi delle discussioni vertono nella maggior parte dei casi su temi geopolitici (32%), seguiti da conversazioni sulle azioni del conflitto (20%), ma anche sulle emozioni (13,5%) provocate dalle immagini diffuse sui social dai media.
È stato eseguito poi un focus sul tema della guerra: nel 2023 su web e social ha generato oltre 332 milioni di interazioni, circa 35 milioni al mese, a fronte di oltre 3,66M di pubblicazioni. La paura della guerra e dei conflitti tra gli utenti emerge dal raffronto del sentiment con altre tematiche. Sulla guerra il sentiment negativo si attesta al 76%, cinque punti in più rispetto all’immigrazione (71%), quattordici punti in più rispetto al tema sicurezza (52%).
“Le guerre, che una volta ci sembravano così lontane, ora, con web e social, vengono percepite come molto più vicine”, spiega Luca Ferlaino, partner di SocialData. “E questo moltiplica il senso di pericolo e di angoscia rispetto alle immagini che scorrono sui nostri schermi. C’è sicuramente più preoccupazione rispetto al passato. La generazione cresciuta senza guerre e conflitti sta comprendendo come la pace si regga su un equilibrio molto fragile, in grado di rompersi da un momento all’altro”.