Home ATTUALITÀ Israele-Hamas, ecco come si è arrivati all’accordo: i retroscena

    Israele-Hamas, ecco come si è arrivati all’accordo: i retroscena

    (Adnkronos) – Alle prime ore di oggi il governo israeliano ha approvato un accordo con Hamas, mediato da Qatar e Stati Uniti e con il lavoro dell’Egitto, per il rilascio di ostaggi trattenuti a Gaza, per lo più israeliani e tanti con doppia nazionalità, in cambio della scarcerazione di prigionieri palestinesi e di una pausa nelle ostilità. Fonti ufficiali in Libano hanno detto al giornale libanese Nidaa Al Watan che la tregua potrebbe applicarsi anche al confine nord di Israele, quello con il Paese dei Cedri, “se Israele non violerà la pace e rispetterà i termini dell’accordo” e gli Hezbollah libanesi sarebbero pronti a rispettare un cessate il fuoco, secondo notizie trapelate nel giorno del nuovo incontro tra il numero uno del ‘Partito di Dio’ e rappresentanti di Hamas.  

    Il Washington Post evidenzia come l’accordo tra Israele e Hamas, a cui i leader israeliani hanno resistito nonostante crescenti pressioni da parte delle famiglie degli ostaggi e degli alleati nel mondo, segni la “prima cessazione” di un’operazione che va avanti da sei settimane, dal cielo e sul campo, e che ha fatto a Gaza migliaia di morti e di sfollati. 

    La Cnn riferisce di un lavoro per negoziare un accordo tra Israele e Hamas cominciato nei giorni immediatamente successivi al terribile attacco del 7 ottobre del gruppo nel Paese e di basi per l’intesa che hanno iniziato a formarsi settimane dopo, quando l’Amministrazione Biden ha potuto avere contezza dell’efficacia dei contatti indiretti con Hamas via Qatar. Un negoziato “pilota”. Con un primo ‘risultato’ per la Casa Bianca, il rilascio di due cittadine americane, madre e figlia, che erano trattenute in ostaggio a Gaza. Da qui inizia l’impegno, andato avanti per settimane, per ottenere la liberazione di un gruppo più numeroso di ostaggi. Lavorano il numero uno del Mossad, David Barnea, e viene – evidenzia la Cnn – “strettamente coinvolto” anche il capo della Cia, Bill Burns. A Doha i protagonisti sono il premier Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ricostruisce ancora la Cnn citando una fonte a conoscenza degli sviluppi. 

    Il 27 ottobre inizia l’operazione di terra israeliana a Gaza. Va avanti il lavoro per definire ogni dettaglio di un possibile accordo, dai tempi al numero degli ostaggi, alla necessità di garantire un passaggio “sicuro”, al monitoraggio dell’operazione. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, continua la ‘shuttle diplomacy’ nella regione (per l’inizio della prossima settimana prepara una nuova missione, la quarta dal 7 ottobre) e, ricorda la Cnn, ci sono voluti giorni di pressing da parte Usa affinché il governo israeliano accettasse “pause tattiche”. 

    “Abbiamo bisogno di questo accordo”, diceva una settimana fa, a Tel Aviv – secondo la ricostruzione della Cnn – il premier israeliano Benjamin Netanyahu al coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk. Quel giorno, prosegue la rete, Netanyahu e il presidente americano Joe Biden avevano concordato in un colloquio telefonico di essere pronti ad accettare le linee generali di un accordo che portasse alla liberazione da parte di Hamas di 50 donne e minori tenuti in ostaggio a Gaza. Si parla di una vera e propria “svolta” che era arrivata pochi giorni prima, il 12 novembre, quando Hamas aveva fornito informazioni su decine di ostaggi, dall’età al sesso, alla nazionalità. Ma, dopo l’incontro tra McGurk e Netanyahu, il Qatar non riusciva a stabilire contatti con Hamas e poi il gruppo ha minacciato – secondo la Cnn – di far saltare i colloqui con la richiesta alle forze israeliane di lasciare l’ospedale di Al-Shifa di Gaza. 

    Poi i colloqui riprendono e Biden, secondo la rete americana, torna a chiamare l’emiro del Qatar, per sollecitare l’accordo e ottiene la garanzia che sarà fatto tutto il possibile. Nel frattempo negli Stati Uniti va in scena l’atteso incontro, il primo in un anno, tra Biden e il leader cinese Xi Jinping. McGurk incontra l’emiro a Doha per studiare il testo finale dell’accordo e, ricostruisce ancora la Cnn, viene chiamato il capo della Cia. Poi domenica scorsa il gabinetto di guerra israeliano dà l’ok all’accordo con modifiche “minime”, il testo passa a Hamas (tramite il Qatar) e l’emiro chiarisce che è l’ultima ‘offerta’. Ieri mattina Hamas dà il suo benestare. 

    I primi ostaggi, spiega Haaretz, potrebbero essere rilasciati dalle 5 di domani, a 24 ore dalla pubblicazione da parte di Israele di un elenco con i nomi di prigionieri palestinesi da liberare, un tempo che consente in Israele i ricorsi contro l’accordo. La tregua con Israele scatterà domani alle 10 ora locale, le 9 in Italia, ha intanto annunciato Mousa Abu Marzouk, voce di Hamas. Gli ostaggi liberati riceveranno assistenza medica in Israele, ha spiegato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby. L’intesa parla di 50 donne e minori, tenuti in ostaggio a Gaza, che verranno rilasciati da Hamas. 

    Tuttavia, spiega il giornale israeliano, Hamas potrebbe localizzare altri ostaggi trattenuti nell’enclave palestinese e altri palestinesi potrebbero essere scarcerati (motivo per cui ci sono 300 nomi nella lista di detenuti pubblicata da Israele). Il ‘criterio’ concordato prevede la scarcerazione di un massimo di 150 palestinesi in cambio di 50 ostaggi. Israele, evidenza il giornale, si è rifiutato di liberare i prigionieri condannati per omicidio, mentre potrebbero essere scarcerati i detenuti per tentato omicidio e anche per attività di terrorismo. L’accordo prevede un cessate il fuoco di quattro giorni e Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e Benny Gantz, nel gabinetto di guerra, sono stati autorizzati a decidere quando terminerà, purché non si estenda per oltre dieci giorni. Secondo Hamas l’accordo prevede lo stop alle attività aeree di Israele nel sud della Striscia, mentre nel nord le attività saranno limitate a sei ore al giorno, e prevede anche l’arrivo ogni giorno nella Striscia, durante il cessate il fuoco, di 300 camion di aiuti umanitari