(Adnkronos) –
Il governo di Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo che prevede il rilascio di 50 ostaggi in cambio di una pausa nelle ostilità, ma perché venga davvero attuato sono necessari ancora due passaggi. Sull’accordo deve ancora pronunciarsi la Corte suprema che può approvare, rinviare o negare il rilascio di alcuni dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane per i quali è stato previsto il rilascio in cambio degli ostaggi. A chi si oppone all’accordo sono state concesse 24 ore di tempo per presentare le loro obiezioni, ma gli analisti ritengono che la Corte suprema non si metterà di traverso, come non lo fece nel caso del caporale israeliano Gilad Shalit. In cambio del suo rilascio, nel 2011, furono scarcerati 1.027 prigionieri palestinesi.
Il secondo passaggio – puramente formale – è la dichiarazione, da parte delle Forze di difesa israeliane (Idf), di un cessate il fuoco della durata di quattro giorni. E’ improbabile che l’Idf faccia un annuncio ufficiale della tregua, ma la metterà in pratica.
“Noi accogliamo positivamente ogni ostaggio che ritorna di a casa, ma la nostra richiesta rimane invariata: l’immediato rilascio di tutti i 236 ostaggi. Garantire il loro rilascio in sicurezza è una priorità nazionale. Non c’è vittoria fino a quando l’ultimo ostaggio non sarà tornato a casa”, dice intanto il Forum delle famiglie degli ostaggi e degli scomparsi negli attacchi del 7 ottobre, esprimendo apprezzamento per l’intesa.
l Forum inoltre chiede che i termini dell’accordo garantiscano la sicurezza e il benessere degli ostaggi, compresa la possibilità che vengano visitati da rappresentanti della Croce Rossa. “Chiediamo ai leader il massimo degli sforzi per rispettare il loro dovere morale, di fronte al fatto che ci sono vite in gioco”, continua la dichiarazione con cui i familiari degli ostaggi esprimono la loro gratitudine al presidente Joe Biden “per il sostegno all’accordo e la sua inflessibile richiesta che tutti gli ostaggi siano liberati”.