(Adnkronos) –
Parlare con i leader dei Paesi che si sono astenuti all’Onu sulla risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria per Gaza, tra cui l’Italia. E’ questa l’intenzione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che continua ad andare ancora all’attacco di Israele – definito uno “Stato terroristico” -, di Benjamin Netanyahu, che sarebbe “spacciato”, e in difesa di Hamas definita “partito della resistenza”.
Il tentativo è di convincere il ‘fronte’ degli astenuti – 45 Paesi, tra cui l’Italia e altri Paesi europei – a sostenere, quando sarà il momento e qualora si verificassero alcune circostanze (in primis il rilascio degli ostaggi), una nuova risoluzione al Palazzo di Vetro sul cessate il fuoco a Gaza, spiegano all’Adnkronos fonti informate.
Intanto, oggi Erdogan ha ricevuto la telefonata di Giorgia Meloni, che aveva chiesto il colloquio con il leader turco per parlare di quanto sta succedendo in Medio Oriente.
In una nota, Palazzo Chigi ha riferito che la premier “continua a tenersi in stretto contatto con i principali capi di Stato e di Governo delle nazioni alleate e con i leader dei Paesi più coinvolti dalla profonda crisi in corso nella regione mediorientale”. E in questo contesto ha avuto una conversazione telefonica con Erdogan, per uno scambio di vedute durante il quale “sono stati affrontati gli ultimi sviluppi della crisi in corso”. In particolare, Meloni “ha auspicato un rapido decremento del conflitto, che non si deve allargare al resto della regione, e ha sottolineato il ruolo cruciale che ha in questo contesto la Turchia”.
E dal canto suo, la presidenza turca ha detto di aspettarsi “il sostegno dell’Italia per garantire un cessate il fuoco e una pace duratura”. Erdogan, che ormai da settimane è diventato “il più vocale” tra i leader islamici sulla causa palestinese, ha denunciato “l’escalation” degli attacchi israeliani, “le violazioni dei diritti umani” a Gaza e la crisi umanitaria nella regione.
Nel sottolineare che “le atrocità contro i Territori palestinesi si stanno aggravando e che le morti civili aumentano di minuto in minuto”, il presidente turco ha avvertito che Ankara lavorerà “per punire Israele, che ha commesso crimini di guerra, nei tribunali internazionali”. Israele, ha denunciato oggi ancora una volta, “è uno Stato terrorista”, mentre ”Hamas sta proteggendo la sua patria” ed è ”un partito politico che ha vinto le elezioni”, quindi legittimo, è un gruppo “composto da combattenti della resistenza che lottano per proteggere la loro patria e le loro vite”.
Erdogan continua quindi la sua campagna contro Israele e contro il premier Netanyahu, annunciando che ”la Turchia adotterà misure per garantire che i leader politici e militari che massacrano in modo spietato gli abitanti di Gaza siano processati nei tribunali internazionali”. Una campagna che ha una componente ‘esterna’, la competizione nel mondo arabo su “chi ha il primato sull’Islam”, spiegano fonti turche, e una componente ‘interna’, “per controllare le spinte centrifughe” all’interno della coalizione. Dove ha un ruolo chiave il partito nazionalista dell’Mhp, socio di minoranza da cui Erdogan non può farsi scavalcare. “Una volta capito che non avrebbe avuto spazi per mediare, con il Qatar in particolare in prima linea e l’Egitto in seconda battuta – è l’analisi delle fonti – ha deciso di usare questa vicenda per rafforzare la presa sulla parte dell’opinione pubblica interna più sensibile alla causa palestinese”.