Israele bombarda campo profughi, decine di morti: “Ucciso comandante Hamas”

(Adnkronos) –
Israele bombarda il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, con un raid che provoca decine di vittime e centinaia di feriti, secondo fonti palestinesi. L’azione, secondo le forze di difesa israeliane, smantella un centro di Hamas uccidendo in particolare Ibrahim Biari, comandante che ha avuto un ruolo chiave nell’attacco del 7 ottobre. 

“Caccia dell’Idf, sulla base di informazioni di intelligence dell’Isa (Israel Security authority) hanno ucciso Ibrahim Bihari, comandante del battaglione di Hamas Jabaliya centrale. Bihari era uno dei leader responsabili per aver inviato terroristi ‘Nukbha’ in Israele per compiere il sanguinoso attacco del 7 ottobre. Numerosi terroristi di Hamas sono stati colpiti nel raid”, riferiscono le forze di difesa israeliane. 

“Bihari supervisionava tutte le operazioni militari nel nord della Striscia di Gaza da quando vi sono entrate le Idf. Era anche responsabile di aver inviato i terroristi che realizzarono l’attacco terroristico al porto di Ashdod nel 2014 in cui furono assassinati 13 israeliani, oltre ad aver diretto il fuoco dei razzi contro Israele e aver portato avanti numerosi attacchi alle Idf negli ultimi vent’anni”, hanno affermato le forze di difesa. 

“La sua eliminazione -si legge nella nota- è stata condotta nell’ambito di un raid su vasta scala contro terroristi e infrastrutture terroristiche del battaglione Jabaliya centrale, che aveva preso il controllo di diversi edifici civili a Gaza. L’attacco ha danneggiato il comando e il controllo di Hamas nell’area, così come la sua capacità di condurre attività militare contro i soldati delle Idf operanti nella Striscia di Gaza”. 

Il campo è stato ”completamente distrutto” dai raid aerei israeliani, secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Hamas, Iyad al-Bazum. ”Questi edifici ospitavano centinaia di persone – ha detto – Le forze aree dell’occupazione hanno distrutto questo distretto con sei bombe di fabbricazione americana. E’ l’utlimo massacro compiuto dall’aggressione di Israele nella Striscia di Gaza”. 

 

Il partito Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato una “giornata della rabbia mercoledì” nella parte settentrionale della Cisgiordania, dopo Jabaliya. 

L’attacco su Jabaliya è stato condannato da diversi paesi arabi. Il Qatar in particolare lo ha definito “un nuovo massacro contro l’indifeso popolo palestinese”. In una dichiarazione, il ministero degli Esteri ha avvertito che l’espansione degli attacchi israeliani contro obiettivi civili nella Striscia di Gaza, compresi gli ospedali, è una “pericolosa escalation che potrebbe minare gli sforzi di mediazione e de-escalation”.  

 

Il raid su Jabaliya chiude una giornata in cui Israele rivendica passi avanti nell’operazione nella Striscia. Il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha affermato che l’esercito sta ottenendo “significativi” risultati nell’operazione di terra a Gaza, ma sta anche pagando “un caro prezzo”. 

“Stiamo dispiegando le forze su larga scala, in profondità nella Striscia di Gaza”, ha detto Gallant parlando alle forze di elite dell’aviazione Shaldag e Unità 669. Ci sono battaglie contro le forze che operano a Gaza e “i risultati sul campo sono molto alti”. “Purtroppo in guerra ci sono prezzi da pagare e quelli di oggi sono alti”, ha aggiunto, riferendosi ai due soldati israeliani rimasti oggi uccisi e ai due seriamente feriti.  

 

Il tema degli ostaggi rimane sullo sfondo. Hamas pianifica il rilascio nei prossimi giorni di “un certo numero” di ostaggi con passaporto non israeliano perché “non vogliamo trattenerli nella Striscia di Gaza”, ha detto il portavoce di Hamas nella Striscia di Gaza, Abu Obaida. Un potenziale segnale di apertura, che per il momento non modifica il quadro in maniera sostanziale. 

“Ci sono negoziati indiretti ma non posso dire siano produttivi. Hamas non pensa come noi, pensa come l’Isis, in un modo ricco di odio, vogliono farci impazzire e non presentano reali proposte”, la posizione del presidente israeliano Isaac Herzog. “Noi parliamo a tutta la comunità internazionale, ai leader del mondo che se ne stanno occupando, ho avuto contatti con la presidente del Consiglio Meloni, il presidente Mattarella, il ministro degli Esteri Tajani. Siamo molto grati per la leadership dell’Italia, per questa chiamata morale di sostegno inequivocabile a Israele e appello a rilasciare gli ostaggi”, sottolinea Herzog a Cinque minuti. 

 

L’Egitto ha spostato carri armati e veicoli corazzati vicino al valico di frontiera di Rafah con Gaza. I media israeliani fanno riferimento a foto di dozzine di veicoli stazionati vicino al confine. L’Egitto, scrive ‘The Times of Israel’, teme un afflusso di decine di migliaia di profughi a causa dei combattimenti tra Israele e Hamas a Gaza e finora ha tenuto il confine in gran parte chiuso, consentendo solo l’ingresso a Gaza di camion di aiuti. 

L’Egitto è limitato dal suo trattato di pace del 1979 con Israele per quanto riguarda il numero di forze che gli è permesso stazionare nella penisola del Sinai, anche se Israele in passato ha approvato che l’Egitto violi quei numeri per combattere un’insurrezione islamica nell’area. 

 

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sarà in Israele venerdì per la sua terza visita nel paese dal 7 ottobre scorso. Blinken incontrerà il premier Benjamin Netanyahu ed altri alti esponenti del governo israeliano.  

Blinken è stato ascoltato in un’audizione al Senato. Dopo il 7 ottobre, per il segretario di Stato, non è possibile tornare “allo status quo” con Hamas nella Striscia di Gaza. Blinken ha spiegato che la cosa “che sarebbe più sensata” è di avere “un’Autorità Nazionale Palestinese rivitalizzata ed effettiva che abbia la governance e alla fine la responsabilità per la sicurezza a Gaza”. 

“Se sia possibile avere questo in un solo passo è una grande domanda su cui dobbiamo riflettere, e se non è possibile, allora ci sono altre disposizioni temporanee che potrebbero coinvolgere un numero di altri Paesi nella regione”, ha poi aggiunto, con quello che è sembrato un riferimento ad una forza di interposizione regionale. 

Il segretario di Stato è poi stato chiaro nell’escludere la possibilità di una Gaza occupata dagli israeliani: “Non possiamo neanche avere, e Israele stessa è partita con questa determinazione, che Israele controlli o governi Gaza. Non è questo il loro intento, e non è qualcosa che sarebbe sostenuto” dagli Stati Uniti.