Un settore che ha resistito in modo complessivamente soddisfacente alla crisi del 2020, anche se singole imprese sono state colpite in modo duro, e che quindi, certamente, può trovare nella nuova Pac un’occasione per accrescere il suo vantaggio competitivo e contribuire anche al raggiungimento degli obiettivi di equilibrio territoriale valorizzando aree difficili e marginali. A sostenerlo è l’Ismea, nel report ‘Fabbisogni e strumenti di intervento nel settore vitivinicolo italiano alla luce degli obiettivi della nuova Pac’, che fornisce un’analisi del settore nella sua complessa e articolata struttura e nella sua posizione competitiva, per individuare alcuni elementi di supporto in funzione del Piano strategico nazionale (Psn) della Pac.
La nuova Pac, infatti, secondo l’Ismea, appare come l’occasione per una progettazione della politica vitivinicola nazionale unitaria, anche se articolata su base regionale, nella quale applicare una logica coerente nell’utilizzazione complementare e sinergica delle misure finanziate dal Feaga (ex programma di sostegno) e di quelle finanziate dallo sviluppo rurale tramite il Feasr nella prospettiva di una valorizzazione complessiva del potenziale produttivo nazionale.
E questo anche “alla luce delle criticità riscontrate nella gestione del tema della complementarità tra misure Ocm e Psr per il settore vitivinicolo che hanno caratterizzato gli ultimi 10 anni di attuazione della politica vitivinicola dell’Ue, nonché della non omogenea prestazione del sistema vitivinicolo italiano e delle prospettive di evoluzione del mercato mondiale del vino”, avverte.
Il Piano strategico della Pac per il settore vitivinicolo può rappresentare, quindi, l’occasione di elaborare una strategia nazionale della quale se in passato, in anni di rapida crescita e di risultati economici complessivi migliori che in altri settori, il settore di fatto non ha sentito l’assoluta necessità, oggi, in uno scenario caratterizzato dagli effetti della pandemia Covid-19, appare estremamente utile. Ma l’attività di programmazione – rimarca l’Ismea – dovrà tenere conto delle diverse esigenze in termini territoriali e di segmento di offerta.
Cruciale sarà, comunque, mettere a disposizione della comunità dei produttori le conoscenze innovative necessarie perché le risorse a disposizione possano veramente servire a determinare nel settore un salto in termini di modernizzazione nel segno della digitalizzazione. Condizione, questa, necessaria, sottolinea l’Ismea, “perché si sciolgano gli antagonismi tra prestazione ambientale e sociale, da un lato, e prestazione economica, dall’altro, e si possano raggiungere in modo armonico tutti gli ambiziosi obiettivi della nuova Pac”.
“Certamente lo sviluppo del Psn dovrà basarsi sulle risorse rese disponibili dal bilancio Pac, ma tenendo in conto un panorama più vasto di opportunità di sostegno ai processi di sviluppo del settore che possono provenire dalle politiche orizzontali dell’Ue destinati allo sviluppo regionale e, in particolare, ai cluster di piccole e medie imprese, nonché le opportunità di finanziamento delle imprese nel quadro dei programmi InvestEurope e Horizon Europe; importanti opportunità da considerare potrebbero trovarsi, poi, soprattutto per le azioni nazionali sul fronte della digitalizzazione e di infrastrutturazione, nelle risorse provenienti dal Recovery Fund e, nell’ambito delle politiche nazionali, dal piano Industria 4.0”, conclude.