I primi voli di ricognizione di caccia francesi sulla Siria “hanno avuto luogo” questa mattina. Lo afferma la rete all news i-Telé, precisando che la notizia è stata confermata dal ministero della Difesa. Esperti di geopolitica e 007 sono d’accordo: con l’operazione lanciata oggi in Siria la Francia non mira ad arginare l’esodo di profughi, né a rafforzare la coalizione anti-Isis. Il motivo è quello di neutralizzare un gruppo preciso di combattenti che starebbe preparando attentati devastanti sul territorio francese. “Abbiamo informazioni precise – spiega un alto funzionario a Le Nouvel Observateur – su un gruppo di Daesch che prepara attentati contro la Francia”. La neutralizzazione di tale gruppo, secondo le fonti, è l’unico obiettivo di Parigi. Siria: Hollande, “Voli su Siria in vista raid”. Ma Italia si sfila – I Mirage di François Hollande sorvoleranno da oggi la Siria: voli di ricognizione, che preludono a raid aerei contro obiettivi scelti. I droni di David Cameron hanno già colpito, addirittura in agosto, e la Raf si appresta ad unirsi al fronte anti-Isis. Roma invece si sfila: “L’Italia – ha detto il premier Matteo Renzi – non partecipa a iniziative come quelle che Francia e Inghilterra hanno annunciato di studiare. A mio giudizio occorre che la comunità internazionale abbia un progetto di lungo termine. Le iniziative spot servono e non servono”. Per il presidente francese comunque, una delle condizioni – dettata con forza dall’Eliseo – è che Bashar Assad “se ne vada”. O sia “neutralizzato”, come aveva ripetuto giorni fa lasciando intendere una soluzione più morbida. Ma Mosca, che resta ferma sulle posizioni, ha fatto sapere di non voler nemmeno “nominare” presidenti di altri Paesi. E in ogni caso di non aver intenzione di “licenziarli, né da soli, né cospirando con altri”. La pressione politica e mediatica della crisi dei migranti ha invece spinto Hollande – tagliato fuori dai sondaggi da ogni possibilità di rielezione nel 2017 – a cambiare la sua strategia contro l’Isis in Siria. Da un anno, Parigi partecipa infatti ai raid aerei della coalizione internazionale in Iraq, ma aveva fin qui rifiutato di intervenire in Siria, seguendo la linea del “né con Assad, né con l’Isis”. Inoltre, nel primo caso la spiegazione è sempre stata che è stato il governo iracheno a chiedere l’aiuto di Parigi. Da oggi, ha annunciato ieri Hollande davanti a 200 giornalisti riuniti all’Eliseo, le forze armate francesi lanceranno voli di ricognizione sulla Siria. “In seguito – ha aggiunto – secondo le informazioni che raccoglieremo, le notizie che avremo messo insieme, saremo pronti a lanciare dei raid”. Tutto utilizzando gli aerei e i mezzi dell’operazione Chammal, lanciata nel 2014 contro l’Isis in Iraq, e “in collegamento” con la coalizione diretta da Washington. A determinare il cambiamento di rotta di Parigi, è stata soprattutto l’esigenza di “autodifesa”, dal momento che i servizi di Parigi hanno individuato proprio in Siria le basi in cui vengono ideati e organizzati gli attentati sul territorio francese. Se Hollande comincia domani, David Cameron è operativo già da tempo. Era precisamente il 21 agosto quando un drone della Raf – ha ammesso Cameron alla Camera dei Comuni parlando di “attacco del tutto legale” – ha colpito una base dello Stato Islamico a Raqqa, uccidendo due jihadisti con cittadinanza britannica. Gli obiettivi, centrati, erano Reyaad Khan, che avrebbe pianificato “attacchi contro l’Occidente”, e Rahul Amin. I due sono stati uccisi insieme con un altro “combattente”. Mosca, intanto, si preoccupa di smentire le voci secondo le quali Russia, Usa e Arabia Saudita avrebbero deciso di disfarsi di Assad, che Hollande ha detto di voler vedere “andare via”: “Noi non ci impegniamo nell’ingegneria sociale, non nominiamo presidenti stranieri e non li licenziamo da soli o cospirando con qualcun altro”, ha tagliato corto il Cremlino.