Nuovi attentati in Europa? “Non appartengo ai servizi segreti, bisognerebbe chiedere ai servizi degli Stati membri: loro hanno la conoscenza più fine della minaccia; ma ci si possono attendere dei tentativi, per due ragioni. La prima, è che devono dimostrare che l’organizzazione è ancora in grado di colpire. La seconda è legata al fatto che potrebbe esserci un elemento di rivincita per la morte del leader simbolico dell’organizzazione. Pertanto, bisogna essere vigili ed è quello che sta succedendo ora negli Stati membri: non ho alcun dubbio in merito“.
Se da una parte la morte al-Baghdadi, leader dell’Isis (ucciso in Siria in seguito ad un raid Usa), ha fatto tirare un sospiro di sollievo a diversi paesi, dall’altra ha in parte riacceso lo stato di allerta – specie in Europa – rispetto alla minaccia terroristica.
Lo spiega il belga Gilles De Kerchove, coordinatore antiterrorismo dell’Ue dal 2007, intervistato dall’agenzia di stampa AdnKronos in merito alla reale possibilità che possiamo aspettarci qualche ‘eclatante azione’ estremista. Secondo l’esperto infatti c’è da aspettarsi ‘una reazione’ da parte dell’Isis, per dimostrare “di essere ancora in grado di colpire”, nonostante il colpo inferto alla sua leadershep.
Del resto, sebbene ‘orfana’ del califfo della morte, “l’Isis “non sparirà” e, spiega ancora De Kerchove, ha molte possibile di “risorgere”, parliamo di un’organizzazione che è stata capace di reclutare ben “40mila combattenti”, provenienti da oltre cento diversi Paesi, grazie alla propagandata “immagine di invincibilità”. Ci sono degli elementi che fanno pensare che l’organizzazione non sparirà, che è sempre lì e che potrebbe persino risorgere”. A convincere l’esperto funzionario belga, il fatto che molto probabilmente l’Isisi aveva messo in conto l’eventuale “caduta del Califfato, e l’eliminazione del suo leader simbolico”, provvedendo quindi per tempo a “decentralizzare in modo marcato. Abbiamo già visto dei casi in Nigeria, Afghanistan e nelle Filippine diventare molto più autonomi e cooperare tra loro”. Poi, prosegue De Kerchove, parliamo di un’organizzazione che sa far girare molto bene i soldi, potendo quindi contare, ancora oggi, “su di una forte fonte di ricavi”. Basti pensare poi che, soltanto in Iraq, nell’ultimo mese la Bbc ha riportato di ben “84 attentati” terroristici in Iraq. Questo tanto per spiegarne la ‘vitalità’.
Infine, non va nemmeno trascurato l’aspetto web: “l’ideologia che ha contribuito ad amplificare: continua ad essere molto presente su Internet, continua ad ispirare degli attori in tutto il mondo, Europa compresa“. Ecco perché, spiega ancora De Kerchove all’AdnKronos, “oggi il rischio principale in termini di terrorismo in Europa non viene dall’esterno, ma è un rischio endogeno, interno all’Europa“. Parliamo di individui “che si sono radicalizzati principalmente in Europa, ma non esclusivamente attraverso la propaganda su Internet, ma che non sono state in Siria o in Iraq”. Persone che “non hanno necessariamente un legame con l’organizzazione ma sono ispirati dall’Isis. Alcuni di loro potrebbero essere tentati di utilizzare la violenza al servizio di un’ideologia“. Ad esempio, aggiunge, “vediamo che i servizi di sicurezza francesi e britannici fermano dei progetti di attentati e smantellano delle piccole cellule. Ma, sottolinea, non si tratta necessariamente di operazioni dirette o ispirate dalla Siria o dall’Iraq. Per i nostri servizi di informazione, la minaccia principale è ‘homegrown’, endogena”.
Insomma, visto anche il continuo ‘mutamento geografico’ che attraverso guerre e ‘repulisti’ (tipo Siria), continua ad animare le già angustiate terre mediorientali, purtroppo la guerra contro Daesh non è purtroppo ancora vinta. E come consiglia l’esperto belga, urge non abbassare la guardia: il pericolo è dietro l’angolo,e quando meno te lo aspetti…
Max