Si acuiscono le caotiche rimostranze e le azioni di replica e contro replica tra Usa e Iran. Da parte degli Stati Uniti d’America è sopraggiunto infatti l’okay per l’avvio di nuove rilevanti sanzioni nei confronti dell’Iran, e in particolare anche contro Khamenei.
Si passa, dunque, sempre più dalle parole ai fatti tra i due paesi, in ore che assumono una rilevanza cruciale in termini di equilibrio, e di pace, internazionale. Ma che cosa sta accadendo di preciso?
Dura reazione Usa all’abbattimento del drone: ok a sanzioni contro Iran e Khamenei
Tutto nasce dalla decisione degli Stati Uniti di replicare con fermezza all’abbattimento di un drone statunitense nei pressi dello stretto di Hormuz, nel Golfo Persico. Il presidente Usa Donald Trump infatti ha dato l’avallo a una serie di operazioni di sanzione molto incisive nei riguardi di Iran e Khamenei e, nello stesso tempo, avrebbe chiesto alla Cina di accrescere il pattugliamento visto che da lì passa il 91% del petrolio che Pechino importa.
Donald Trump, in ogni caso, non ha avuto in questo contesto alcun ripensamento. Al contrario dei raid aerei su cui ha rivisto la propria posizione, il presidente degli Stati Uniti, riflettendo al Resolute Desk dello Studio Ovale, ha alla fine apposto la propria firma.
Arriva dunque l’ok all’ordine esecutivo del presidente tramite il quale gli Stati Uniti impongono sanzioni pesanti contro il leader supremo iraniano ayatollah Ali Khamenei e il suo gruppo operativo, ma non solo.
A essere colpito, anche al ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. A entrambi viene negato, fermamente l’accesso a risorse finanziarie.
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Dunque la firma di Trump c’è, e ha reso esecutivo il piano relativo alla profonde sanzioni con cui il governo di Washington intende colpire ferocemente l’Iran e Khamenei. Gli Stati Uniti hanno reagito quindi in questo modo all’ormai noto caso relativo all’abbattimento di un drone statunitense verificatosi giovedì scorso vicino allo stretto di Hormuz, nel Golfo Persico.
Gli Usa ne addebitano la responsabilità agli iraniani, e proprio l’attenzione intorno al Golfo Persico ha indotto le autorità statunitensi e il presidente Usa in particolare a richiedere alla Cina di aumentare in maniera sostanziale le attività d pattugliamento dell’area, in considerazione del fatto che è proprio attraverso questo canale che transita il 91% del petrolio che Pechino importa.
“Il leader supremo dell’Iran è colui che alla fine è il responsabile della condotta ostile del regime”, ha tuonato Trump parlando alla stampa. “Continueremo ad aumentare la pressione su Teheran“, ha poi chiarito, specificando che la decisione arriva perchè “l’Iran non potrà mai ottenere armi nucleari”.
Il presidente Usa, del resto aveva in precedenza anche ordinato sanzioni sull’80% dell’economia iraniana, ma si è anche detto particolarmente “impaziente di rimuovere tutte le sanzioni” qualora l’Iran aprisse a negoziati che finora ha respinto.
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Tesissima la questione che viaggia lungo l’asse Iran – Usa. La vicenda, come è nota, ha radici antiche ma in particolare aveva avuto una evoluzione nel maggio 2018 quando il governo Usa si erano tirato indietro dall’accordo storico sul nucleare iraniano firmato nel 2015 dalle principali potenze mondiali.
“Non vogliamo un confitto con l’Iran e con qualsiasi altro Paese. Vi posso solo dire che non permetteremo mai all’Iran di ottenere armi nucleari”, ha ribadito intanto il presidente americano.
Nel contempo, il segretario americano al Tesoro, Steven Mnuchin, ha chiarito come “alcune delle sanzioni erano previste, altre sono una risposta alle attività recenti”. Nello stesso momento, il clima di caos nel Golfo e nello Stretto di Hormuz ha alimentato il meeting di Gedda tra il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e re Salman dell’Arabia Saudita.
Pompeo ne ha parlato come un incontro “produttivo” che si è concentrato sulle “acuite tensioni nella regione e sulla necessità di promuovere la sicurezza marittima nello Stretto di Hormuz”.
Pompeo ha incontrato anche il principe ereditario Mohammed bin Salman, noto in Occidente con l’acronimo Mbs. I due, secondo i vari report sull’incontro “hanno esaminato i rapporti storici tra i due Paesi amici e aspetti della cooperazione bilaterale in vari settori” oltre agli “sviluppi nella regione”. Con il principe ereditario, Pompeo ha discusso sulle strategie da attuare per frenare le “attività ostili dell’Iran”, contrastando ogni fenomeno di “estremismo e terrorismo”.
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