Al momento, senza ‘scadere’ da subito in azioni eclatanti, la minaccia maggiore da parte iraniana potrebbe venire da attacchi aerei portati attraverso droni telecomandati. Ne sono convinti gli 007 americani e lo dimostrano le batterie di ‘Patriot’ (missili in grado di intercettare e distruggere), che le truppe statunitensi di stanza in Medio oriente hanno dispiegato nelle ultime ore. Secondo quanto trapelato da fonti interne al Pentangono, ha riportato la Cnn, “ci sono indicazioni che abbiamo necessità di monitorare le minacce. Tutte le batterie di missili Patriot e le forze nell’area sono in stato di massima allerta in considerazione della minaccia di un attacco imminente”
Come dicevamo in un altro articolo, nel frattempo si intensifica invece il gran lavoro diplomatico che il segretario di Stato, Mike Pompeo (nella foto), sta conducendo in questo ore. In particolare, per quel che riguarda l’Europa, David Hale – sottosegretario di Stato – ha programmato per il fine settimana l’arrivo a Bruxelles dove incontrerà i partner europei per discutere delle tensioni con l’Iran.
Dal canto suo, incontrando i media, Pompeo ha tenuto a sottolineare la “stretta cooperazione” degli Usa a livello internazionale: “Ogni target è stato controllato, ogni azione sarà sempre condotta nel rispetto della legge internazionale“. Quindi il segretari di Stato ha affermato da Trump secondo cui, qualora l’Iran intenda rispondere col fuoco, gli Usa potrebbero ‘mirare’ al loro volta contro i siti culturali iraniani: “Io sto lavorando a questo progetto e sono molto fiducioso di questo”, c’è però da spiegare che, come sancito dalla convenzione di Ginevra, il bombardamento di siti culturali, è da considerarsi come un crimine di guerra.
Riguardo poi la decisione di Trump di bombardare l’aeroporto di Bagdad per eliminare il generale Soleimani, Pompeo non ha battuto ciglio rispondendo che “Ogni volta che un presidente prende una decisione di questa portata, ci sono informazioni multiple che ci sono state presentate. Così se mi chiedete dell’imminenza, non dovete guardare molto oltre ai giorni che hanno portato al raid contro Soleimani”. Quindi, dettagliatamente infoamti dall’intelligence, ha proseguito Pompeo, “abbiamo potuto vedere con chiarezza” la portata delle azioni del generale iraniano, comprese le “centinaia di migliaia di massacri in Siria e e l’enorme distruzione in Paesi come Libano ed Iraq“.
Sul fronte iraniano, Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano, ha affermato che gli Usa “hanno commesso tre grandi errori e pagheranno, e per questo devono essere pronti alle conseguenze“. Il “primo errore è la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale irachena“. Come ha spiegato Zarif, “la fine della presenza americana in questa regione sarebbe un prezzo molto caro da pagare per l’avventurismo di un paio di persone”. Il ministro ha poi sottolineato che gli Usa “hanno ucciso in un’operazione terroristica uno dei nostri generali in territorio straniero. Il governo dell’Iran è responsabile per la protezione delle vite dei suoi cittadini e dei suoi funzionari, ed è ovvio che risponderemo”.
Dunque, ha ribadito Zarif, “l’Iran risponderà“, per quello che è stato recepito per ciò che è, ha aggiunto, un “atto di guerra contro l’Iran”, che ha sempre subito “grande pazienza”. Quindi ora basta: “Devono essere pronti alle conseguenze. Poi dovranno decidere se entrare in un pantano o fermarsi“. Sui tempi relativi ad un’eventuale risposta il ministro ha affermato che il suo paese “agirà quando vorrà, dopo le necessarie valutazioni”. Infine, un messaggio rivolto a Trump: “Deve smettere di seguire questa strada, non aiuta. Basta dare ascolto a persone arroganti e ignoranti”.
Infine il ministro della diplomazia iraniana ha concluso tenendo a far sapere che “Non abbiamo nulla contro il popolo americano. Ma il loro governo li sta portando verso l’abisso“. Infine, riguardo all’accordo internazionale sul nucleare, Zaif ha affermato che “E’ in una situazione molto difficile, ma può essere salvato e deve essere salvato“.
Max