Io che faccio ridere ho pianto per il rogo di Notre Dame

    “Di primo acchito mi sono chiesto come mai gli esperti, sapendo che la struttura era fatta quasi interamente di legno massiccio e la parte sotto la cattedrale dove lavoravano gli operai era anch’essa tutta di legno non abbiano pensato che era facilmente infiammabile. Ma ormai purtroppo non si può più fare nulla. Quello che vorrei chiedere al presidente dell’Unesco è il perché una cosa così bella come Notre Dame sia stata dichiarata patrimonio dell’Unesco solo nel ’91 quando invece si poteva fare molto prima. Peccato’’.
    Notoriamente dotato di una sensibilità straordinaria – come ha dimostrato in più occasioni  pubbliche – Lino Banfi non nasconde la sua amarezza di fronte all’immane tragedia della distruzione del tetto della cattedrale francese. 
    E a rendere ancora più triste l’accaduto, aggiunge l’attore, il fatto che “per restaurarla ci vorranno anni, peccato che non potrò vederla”.
    Lui che, grazie al suo mestiere, ha avuto modo di visitare diversi paesi e, in particolar modo la capitale francese, sente ancora di più il peso di questo grave danno per il patrimonio culturale mondiale: “Come cittadino italiano che ha visitato varie volte la cattedrale di Notre Dame, vedendo quelle terribili immagini, ho pianto e questo significa che sto invecchiando’’. 
    Riguardo alle prime reazioni di sorpresa davanti all’incendio, il comico pugliese – un po’ come abbiamo pensato tutti – non nasconde sulle prime di aver pensato ad un attentato: “Ho fatto il commissario Zagaria, il commissario Lo gatto e non nascondo di aver pensato: ’qui c’è la mano di qualcuno’ ma da neo commissario dell’Unesco dico che bisogna essere cauti e contare fino a cento prima di parlare. Quello che è certo è che da un po’ di tempo ce l’hanno con i francesi, prima gli attentati e adesso questo’’.
    Quindi, un pensiero malinconico, come il suo solito esternato però con un sorriso amaro: “Peccato che non potrò vederla restaurata perché per farlo ci vorranno anni poi chissà, magari mi concedono una proroga’’. 
    Max