Quella di Inzaghi è la vittoria delle idee e della voglia. Gli slogan e le correnti di pensiero li lascia ad altri, non è un ‘personaggio’, non tira fuori frasi ad effetto e battute di spirito. Lui gioca per vincere e basta. Non si erge a paladino di un modulo o di un’idea, anche se come dice il campo gli piace attaccare, quasi sempre.
Simone Inzaghi contro la Juventus ha vinto il terzo trofeo da quando è alla guida della Lazio. Numeri impressionanti, che sanno di predestinato. E pensare che tre anni e mezzo fa solo il dietrofront di Bielsa gli ha dato la possibilità di diventare l’allenatore biancoceleste e fa strano pensare a cosa sarebbe potuto succedere se il loco avesse deciso di arrivare a Roma.
“Continuiamo a crederci”
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Giochi del destino, sliding doors che portano al successo. Inzaghi si gode il momento e si sbilancia un po’ anche quando c’è da parlare di scudetto. Anche se il primo pensiero va alla sua famiglia, che gli è stata sempre vicino: “Grazie ai miei figli, a mia moglie, ai miei genitori. In questi anni sono stati la mia forza”.
Inzaghi ha poi commentato la vittoria: “E’ stato qualcosa di magico, battere due volte la Juve in due settimane è un qualcosa di incredibile. Abbiamo meritato la vittoria, questo gruppo è forte e ha sempre creduto in ciò che faceva, si merita tutto ciò. I cambi? Ho grandissima fiducia, vedo allenarsi tutti e posso dire che lo fanno con serietà. Luis Alberto ha stretto i denti ed era ammonito, Leiva ha fatto molto bene ma in qualche ripartenza avevo paura che potessimo fare fallo su un giocatore della Juve”.
In chisura risponde a chi gli chiede se crede allo scudetto: “Al di là del sogno scudetto dobbiamo continuare così per poterci godere altre serate come queste. Ce ne sono state diverse in tre anni e mezzo, è il frutto di questi ragazzi che continuano a crederci”.