Intervista esclusiva al Dottor Mariano Amici sui motivi che lo hanno portato al ricorso al Tar contro l’ordinanza n. Z00030 del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha reso obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale per chi ha più di 65 anni e per tutto il personale sanitario.
“Pur non essendo un no vax ne ho grande rispetto”. Con questa affermazione si apre l’intervista al Dottor Mariano Amici, medico di base di Ardea (Roma) che nelle ultime ore è balzato agli onori della cronaca per via di un ricorso presentato al Tar contro l’ordinanza di Nicola Zingaretti che rende obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale e anti pneumococcica per tutti i cittadini over 65 e al personale sanitario.
“Senza nessun timore di essere smentito” – afferma il Dr. Mariano Amici – “io sto sul fronte tutti i giorni da oltre 40 anni, nell’ambito del mio gruppo di medici abbiamo circa 6.000 pazienti, un’ampia casistica per verificare gli effetti della vaccinazione antinfluenzale sulle persone. Il ricercatore è più un teorico mentre io, se permettete, sono uno che applica la teoria e vede i riscontri sul paziente”.
Come spiegato dal medico: “Il vaccino serve per consentire all’organismo di produrre gli anticorpi per combattere il virus. Nel momento in cui il virus viene inoculato nell’organismo, l’organismo comincia a sviluppare anticorpi. Ma noi cosa abbiamo fatto? Di fatto stiamo facendo ammalare quell’organismo così che produca anticorpi. Allo stesso tempo però contrae una malattia che quasi sempre è in forma asintomatica, o paucisintomatica, cioè con pochi sintomi”.
“L’organismo produce anticorpi e quindi vince questa malattia. Ma per fare questo occorre un lasso di tempo variabile a seconda delle condizioni del soggetto vaccinato. In quel periodo l’organismo è più debole, perché quel fisico, anche se in forma asintomatica, si è ammalato. Proprio per questo motivo in molti paesi i medici consigliano la quarantena ai pazienti appena vaccinati, e non a caso il Ministero della Salute fa presente che la risposta immunitaria alla vaccinazione impiega circa due settimane per svilupparsi pienamente. Inoltre, secondo alcuni ricercatori, i pazienti appena vaccinati potrebbero in quel periodo infettare i soggetti sani non immuni per quel tipo di ceppo influenzale. Infatti, alcuni esperti dicono che è vero che il virus viene inoculato nell’organismo in forma attenuata, ma nel periodo immediatamente successivo alla vaccinazione potrebbe accadere che questo virus si rivitalizzi, e , in questo caso se in qualche maniera un soggetto appena vaccinato viene in contatto con un soggetto non immune, potrebbe fargli contrarre la malattia relativa al virus per il quale è stato preparato il vaccino. Ma l’aspetto più importante, da non dimenticare, è che nel momento in cui l’organismo sta preparando gli anticorpi contro quel virus attenuato, che gli è stato iniettato, è più debole, e se in quel momento arriva un nuovo virus, che sia il Coronavirus oppure un altro virus di tipo influenzale, quel paziente rischia di contrarre l’infezione in forma molto più grave. Ecco perché si consiglia la quarantena: per non infettare e per non farsi infettare”
“Nessuno mi può sconfessare, tutto questo lo riscontro nella pratica. Io vedo pazienti non vaccinati contro l’influenza che non si ammalano mai, e pazienti vaccinati che si ammalano spesso, e quasi sempre con molte più complicazioni di coloro che non sono stati vaccinati. Ci sarà pure una spiegazione logica da dare a ciò”.
“Ma soprattutto che cosa inoculiamo al paziente? Gli inoculiamo il virus, o più virus, della stagione precedente. Noi ad Ottobre, dobbiamo spiegare al caro Zingaretti che sicuramente si è fatto consigliare da qualche luminare, andiamo a vaccinare i pazienti con i virus che giravano nella stagione precedente. Ma nella stagione successiva non ci saranno più quei virus, ci sarà un altro virus influenzale che se infetta un soggetto appena vaccinato, quindi in quel momento più debole, determinerà una maggiore gravità della malattia, sia essa legata ad una nuova infezione di tipo influenzale o al coronavirus”.
“La scienza, i ricercatori e i docenti universitari dicono che per non morire bisogna vaccinarci. Io non sono assolutamente d’accordo. Perché noi vaccinando con i vaccini per virus molto mutabili creiamo due problemi: rischiamo di rimettere in campo il virus della stagione precedente, ed il virus della stagione successiva aggredisce l’organismo appena vaccinato per quello vecchio in maniera molto più grave e con molte più complicazioni. Le statistiche dicono che ogni anno l’influenza fa molti più morti di quanti ne ha fatti il Coronavirus e ci sarà un motivo. Perché di questo non ci preoccupiamo? Perché invece di finanziare la “sana” ricerca di Stato per fare chiarezza su queste circostanze, lo Stato delega sempre più le case farmaceutiche?”
“A mio parere il fatto che al Nord si facciano molti più vaccini antinfluenzali rispetto al Centro-Sud Italia può aver favorito la diffusione del Coronavirus. In più, in città come Milano, Bergamo e Brescia la diffusione è diventata molto più importante rispetto a paesini e campagne del Sud Italia per via della densità abitativa. Inoltre la Pianura Padana è soggetta ad un maggiore inquinamento. Le polveri sottili che danni fanno? Perché la ricerca di Stato non si dedica seriamente a comprendere che danni fanno le nano particelle? Siamo convinti che queste non trasportano i virus? Io non ne sono convinto e penso che questo aspetto climatico, unito a una conformazione orografica sfavorevole ha favorito la diffusione del virus in un’area compresa tra le Alpi e gli Appennini, dove le correnti che spazzano via le polveri sottili e le sostanze inquinanti ristagnano e l’aria non si pulisce come invece avviene al sud dove i venti che tirano dal mare spazzano via tutto. Al nord quindi potrebbe essere che sono stati maggiormente colpiti anche per questo ulteriore motivo, ma nessuno se ne occupa”.
“Non mi fermerò qui, non mi limiterò al ricorso al Tar contro l’ordinanza di Zingaretti. Cercherò di mettere insieme gli elementi per andare oltre e per cercare di capire perché lo Stato delega sempre di più la ricerca alle case farmaceutiche, che poi mi vendono un prodotto come un toccasana, prodotto del quale che sia un toccasana io non sono assolutamente convinto”.