“Il contributo dell’Intelligenza artificiale è assolutamente decisivo, non solo nella lotta alla pandemia”, ma “sarà uno strumento di grande utilità nel settore medico, perché supporterà i professionisti nell’analisi delle condizioni dei pazienti, aiuterà a capire in maniera più approfondita le cause e le modalità dello sviluppo delle malattie e a individuare i trattamenti più opportuni”. Ne è convinto Ettore Sansavini, presidente di Gvm Care & Research, tra i principali gruppi italiani attivi nella sanità privata e tra i leader mondiali nel settore della ricerca e delle nuove tecnologie applicate alla medicina, da sempre impegnato nello sviluppo di nuove procedure, flussi gestionali e nella formazione continua.
Un istituto di ricerca cinese, appartenente al gruppo Alibaba, ha comunicato nei giorni scorsi – cita ad esempio Gvm in una nota – di aver messo a punto un test capace di elaborare immagini provenienti da Tac che in soli 20 secondi sarebbe in grado di individuare la positività al Covid-19. Tale analisi si basa sull’imaging medico e nello specifico sulla tomografia computerizzata (Ct). Tale sistema si fonda su un’analisi a due distinti livelli: il primo consiste in un’analisi del volume polmonare in 3D, attraverso il quale è possibile individuare noduli o opacità di piccole dimensioni, e sfrutta algoritmi già esistenti per misurare quantitativamente le masse rilevate; il secondo utilizza un’analisi in 2D di ogni sezione per permettere la localizzazione precisa di opacità di maggior dimensioni, incluse le opacità a vetro smerigliato tipiche dell’infezione da coronavirus.
“L’insieme delle tecnologie computazionali, che comunemente definiamo Ia, sono, infatti, ispirate a come l’uomo utilizza il proprio sistema nervoso e il proprio corpo per osservare, dedurre e agire nell’ambiente che lo circonda, anche se operano in maniera diversa”, spiega Sansavini. Dunque – osserva – “sarà uno strumento di grande utilità nel settore medico”. “In più, grazie all’utilizzo di tecniche di data mining in grado di processare enormi quantità di dati sarà possibile ottenere risultati in maniera più veloce e più precisa”.
E ancora: “la rivoluzione del mondo ubiquo, in cui le macchine intelligenti influenzeranno ogni aspetto della vita lavorativa, consentirà una comunicazione tra persone e macchine, sia diretta che incrociata. In effetti – ricorda Ettore Sansavini – il numero di device basato sul modello di comunicazione macchina-macchina e di interazione con l’uomo è già arrivato a circa 50 miliardi, facendoci entrare nell’era dell’internet delle cose. Basti pensare, ad esempio, agli interventi chirurgici guidati dall’Intelligenza artificiale”.
“Uno dei più importanti – riferisce – è stato effettuato al ‘Maria Eleonora Hospital’ di Palermo: a un giovane paziente palermitano è stata individuata una coartazione istmica dell’aorta, dopo 32 anni di mancata diagnosi, e la patologia è stata trattata attraverso una procedura emodinamica mininvasiva. Tale patologia rara è spesso associata ad altre malattie congenite e ha un’incidenza che va dal 4% al 6% di tutte le cardiopatie congenite”.
“Infine – riporta ancora Sansavini – vale la pena ricordare l’intervento di chirurgia urinaria eseguito dall’equipe di Urologia del ‘Maria Pia Hospital’ di Torino su un paziente di 64 anni affetto da tumore vescicale infiltrante. Mauro Mari, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia, con la collaborazione di Andrea Cugudda e Davide Vaccino, si è occupato della diagnosi e del trattamento della neoplasia del 64enne, un fumatore. Al paziente sono state rimosse la vescica colpita dal tumore e la sola parte interna della ghiandola prostatica, che non era stata intaccata dalla malattia, preservandone la capsula. Utilizzando una parte dell’intestino, è stata poi creata una nuova vescica che, collegata all’apparato genitale, svolge oggi correttamente la sua funzione, consentendo al paziente di preservare l’autonomia urinaria e sessuale”, conclude.