Offese e insulti a Giorgia Meloni. Il Professor Giovanni Gozzini è stato sanzionato per le parole rivolte al leader di Fratelli d’Italia con la sospensione del docente di Storia Contemporanea dall’ufficio e dallo stipendio per tre mesi. La decisione è stata presa dal Consiglio di amministrazione dell’Università di Siena che ha accolto il parere espresso dal Collegio di disciplina sulla sanzione proposta dal rettore Francesco Frati per quanto detto nel corso di una trasmissione dell’emittente fiorentina Controradio a metà febbraio.
Nell’ultima riunione dello scorso 16 marzo, il Collegio di disciplina dell’Ateneo, composto dai professori Gabriella Piccinni, Angelo Barba e Elena Bindi, dopo aver constatato “la rilevanza dei fatti sul piano disciplinare, le offese nei confronti dell’onorevole Giorgia Meloni”, ha confermato la proposta del rettore Frati. In quella sede Gozzini affermò: “Ho sbagliato e chiedo scusa per il danno arrecato all’immagine della mia Università e chiedo anche scusa per il dolore provocato ai miei colleghi. Tutto ciò non era nella mia volontà”. Gozzini era stato già sospeso in via cautelativa dal rettore dal 22 febbraio da ogni funzione didattica e dallo stipendio.
In occasione della discussione sull’argomento, il Consiglio di amministrazione ha approvato una mozione presentata da alcuni consiglieri, nella quale si sottolinea “il ruolo dell’Università, istituzione culturale centrale nella società, e la responsabilità che questo ruolo implica nel rispetto dei valori fondanti della nostra comunità, anche sul piano etico e morale”. Al tempo stesso si afferma che “gli insulti e le denigrazioni” di Gozzini “hanno violato il rispetto e la dignità” dell’onorevole Meloni.
Nella mozione si ricorda che il rettore Frati ha detto che “gli attacchi volgari e sessisti rivolti all’onorevole Meloni impongono a noi tutti una seria riflessione” e pertanto condannando le offese e gli insulti del professore Gozzini il Cda dell’Ateneo ritiene lecito chiedersi “se stiamo smarrendo l’idea di Università come luogo della valorizzazione e della trasmissione critica delle conoscenze. La domanda non è retorica e non implica quindi alcuna risposta predeterminata. Se il rettore richiama la necessità di una riflessione, allora ciascuno di noi dovrebbe interrogarsi prima di archiviare questo, ed altri recenti episodi, nell’ambito delle responsabilità esclusivamente individuali”.
“Sappiamo di vivere il tempo della retorica totale, nel quale la cultura e le competenze sembrano essere valori facoltativi e dove spesso il linguaggio è calpestato e usato male; e quando si usano male le parole vuol dire che si usano male le idee – si legge ancora nella mozione – Nel caso in specie, le parole sono state usate male. Gli insulti e le denigrazioni, che hanno violato il rispetto e la dignità della persona, sono antitetici al pensiero critico esercitato confrontando le idee in modo appassionato, rispettoso, logico, senza preconcetti e con rigore morale ed espressivo. Questa violazione, già sottolineata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, trascende i nostri provvedimenti disciplinari – comunque atti dovuti, necessari e corretti – che per loro natura non possono essere l’epilogo nel quale si compie il nostro apparente riscatto. Questo Consiglio di Amministrazione vuole richiamare l’intera comunità accademica al rispetto dei valori sostanziali e formali qui espressi”.