I più fortunati di noi (si fa per dire), hanno lavorato una vita poi, quanto è finalmente giunto il momento di potersi riposare, lasciando che fosse lo Stato a ‘sostenerci’ nella vecchiaia, l’umiliazione – come vedremo – è stata a dir poco bruciante.
Come ha infatti rivelato Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, presentando alle parti sociali il XXI Rapporto Inps: “Le pensioni sono molto ancorate al mercato del lavoro: se la dinamica è scarsa ciò si riflette fortemente sul sistema previdenziale. A oggi, ricordiamolo, il 40% dei pensionati prende meno di mille euro al mese. Abbiamo fatto una simulazione prevedendo un salario minimo di 9 euro, e in questo caso i trattamenti sono aumentati del 10%”.
Ma non basta. Come ha poi tenuto a rimarcare nel corso del suo intervento il direttore per le politiche previdenziali e assicurative del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Angelo Marano, “Le nuove generazioni, in particolare i neet, avranno pensioni molto ridotte. Abbiamo calcolato cosa succederebbe se vi fosse un salario minimo di nove euro e la situazione migliora. In ogni caso, bisogna intervenire più a fondo. Certo, si può pensare a una pensione di garanzia, ma sarebbe meglio agire sulle contribuzioni e sulla permanenza al lavoro dei giovani”.
Max