(Adnkronos) – Non sempre le tecnologie di manipolazione di un audiovisivo “sono tecniche da guardare con preoccupazione, la tecnologia ha molti aspetti e ricadute positive e proprio grazie al deepfake sono riusciti anche a far ‘parlare’ la Gioconda”. A rilevarlo, conversando con l’Adnkronos, è la docente di Telecomunicazioni Luisa Verdoliva, professore associato all’Università Federico II di Napoli in cui guida i corsi in “Elaborazione di segnali multimediali” e “Image in video processing for autonomus driving”. Nell’ambito dell’intrattenimento o dei beni culturali, il deepfake secondo Verdoliva “si può rivelare utilissimo, i movimenti delle labbra possono essere perfettamente sincronizzati con quello che voglio far dire all’immagine, effetti speciali così sono utilissimi nel cinema. E non solo”. La docente federiciana invita infatti a pensare all’uso del deepfake applicato “ai musei”. “Pensiamo – dice- a visite guidate virtuali animando persone che non ci sono più o, come è recentemente accaduto, facendo ‘parlare’ la Monna Lisa di Leonardo Da Vinci”.
E se sta crescendo la paura del deepfake, Verdoliva ricorda che
“ma la manipolazione di un video, di un audiovisivo, e anche la manipolazione di una notizia, è sempre esistita” solo che “oggi, attraverso il web e i social, è aumentato enormemente il flusso” dell’informazione e “la mole di disinformazione viene propagata in un attimo. E’ tutto ciò che rende più critico il deepfake”. La docente federiciana osserva che la “manipolazione dell’informazione è sempre stata diffusa, basti pensare alla manipolazione delle prime immagini fotografiche”. Quello che oggi porta maggiormente alla ribalta il tema “è la maggiore fascinazione dovuta alla crescente mole di diffusione di informazioni-disinformazioni”. Inoltre, spiega, oggi modificare un video richiede meno competenza che in passato da parte di chi manìpola l’immagine. Servono risorse per realizzare la manipolazione ma, probabilmente, tra qualche anno ogni ragazzino potrà farlo”. “Si parla spesso di democratizzazione della capacità di manipolare l’informazione – che oggi è teoricamente aperta a tutti – e quindi è e appare una minaccia più grande anche se, certamente, riguardo il deepfake – abbiamo verificato che in realtà sono sì una minaccia ma non sono ancora una realtà grave”. Con la diffusione del deepfake – foto, video, audio creati grazie a software di Intelligenza Artificiale e partendo anche da contenuti reali – “può aumentare, contemporaneamente, anche lo scetticismo diffuso nell’opinione pubblica sulle notizie, sulla veridicità dell’informazione e ‘sarà vero questo video?’ può diventare una domanda più comune”, sottolinea. Verdeloliva aggiunge infine che “si abbassa anche la guardia – rispetto alla ricerca di immagini vere – se sono diffuse molte immagini manipolate. Per esempio, come accaduto durante il lockdown, ci siamo un po’ assuefatti a immagini manipolate per creare ambienti con ‘finte presenze’ di partecipanti che erano, invece, lontani fra loro” per motivi di sicurezza sanitaria. (di Andreana d’Aquino)