(Adnkronos) – “Guardando i dati dell’incidenza delle sindromi influenzali che nell’ultima settimana è risultata sostanzialmente stabile, ai livelli alti della precedente, sembriamo essere vicini al picco”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Giovanni Rezza, ex direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “In questa settimana sembriamo essere vicini al picco, ma è una curva” molto alta “con un’incidenza molto elevata che rende probabile una lunga coda – riflette l’esperto -. Considerando che ci sono stati giorni di festa”, con il ritorno alle attività lavorative e con il rientro di bimbi e ragazzi nelle scuole “potrebbe crescere un po’. Ma se non è arrivato il picco, ci siamo vicini”.
Quanto alla campagna vaccinale che è andata avanti a rilento e ha faticato a decollare, sebbene quella antinfluenzale sia andata meglio dell’anti-Covid, secondo Rezza “non è mai tardi. Ma bisognerebbe mettersi in testa che la persona anziana, vulnerabile, fragile all’inizio della stagione fredda dovrebbe vaccinarsi sia per l’influenza che per il Covid. Un richiamo annuale è previsto per l’influenza, non vedo perché non debba essere previsto anche per il Covid”.
“Resta molto alta l’incidenza delle sindromi influenzali. A mano a mano che ci addentriamo nella stagione e l’epidemia diventa matura, il numero di campioni positivi per influenza all’interno dei campioni analizzati nell’ambito della sorveglianza delle malattie respiratorie tende ad aumentare. Questo avviene sempre, non è un’anomalia. Così oggi la maggior parte dei casi sono di influenza. Poi vengono il Covid e il virus respiratorio sinciziale (Rsv). Ed è chiaro che, nell’ambito di quelle sindromi influenzali che vengono viste dai medici di medicina generale e riportate, la parte del leone questa settimana l’ha fatta l’influenza, primo ‘imputato’ della situazione di pressione sugli ospedali in queste settimane. Ma a pesare è anche il fatto che adesso ci sono più virus che agiscono” dice Rezza.
“Prima c’era solo l’influenza, tutt’al più l’Rsv, ora aggiungiamo pure il Covid (sebbene la percentuale di ricoverati rispetto a quella che è la sua circolazione rimanga piuttosto bassa) – spiega all’Adnkronos Salute analizzando i dati dei bollettini -. In più, tanti di questi virus che oggi circolano, avevano circolato poco negli anni del lockdown. Quindi globalmente noi ci ritroviamo un carico di sindromi influenzali elevato. E più è elevato il numero di nuovi casi, più è probabile che qualcuno finisca in ospedale o al pronto soccorso. Se dunque sommiamo al Covid i virus che avevano circolato poco precedentemente e che adesso trovano praterie per le loro ‘scorribande’, è chiaro che abbiamo una stagione di intensità piuttosto elevata e questo spiega la congestione che stiamo vedendo”.
“Ma non è una situazione allarmante, è tutto in qualche modo spiegabile – prosegue l’esperto -. Dopodiché fare un filtro rispetto ai Pronto soccorso sarebbe l’ideale perché non tutti coloro che vi accedono ne avrebbero bisogno e potrebbero essere magari assistiti bene al di fuori” delle aree di emergenza-urgenza. “Il dato relativo al Covid – puntualizza infine Rezza – è un po’ sottostimato per via del fatto che, mentre l’influenza si manifesta con un febbrone e finisce sistematicamente all’attenzione dei medici, il Covid è multiforme e ci sono anche casi in cui si ha solo un forte raffreddore. Quelle persone non vanno dal medico, magari fanno il test fai-da-te, e quindi restano fuori dai conteggi. Regge a un livello abbastanza importante il virus respiratorio sinciziale, che è quello che dà le bronchioliti nei bambini, e anche se a livello di comunità sembra non essere diffusissimo, quando si va a vedere accessi ai Pronto soccorso e ricoveri il suo impatto è più importante perché prende i bambini piccoli”.
“L’incidenza delle sindromi simil influenzali si mantiene alta, spinta dai diversi virus circolanti in questo periodo” sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento Malattie infettive dell’Iss, commentando i bollettini della sorveglianza RespiVirNet. “L’analisi dei campioni positivi mostra che i virus influenzali sono ormai prevalenti, anche se rimane una quota rilevante di Sars-CoV-2 e di virus respiratorio sinciziale, che provoca bronchioliti soprattutto nei più piccoli. Sebbene sia impossibile prevedere esattamente quando si arriverà al picco dei casi, è ipotizzabile una circolazione sostenuta anche nelle prossime settimane, facilitata dalla riapertura delle scuole”.
“Si raccomanda, oltre alle vaccinazioni per i soggetti per cui sono raccomandate – prosegue – una sana prudenza nei comportamenti, da osservare soprattutto se si hanno sintomi respiratori e se si è in presenza di bambini molto piccoli, persone anziane o con fragilità. Si raccomanda, inoltre, di non assumere antibiotici, inutili in caso di infezioni virali, se non su indicazione del proprio medico, e di recarsi al pronto soccorso solo se strettamente necessario”.
Tra il 25 e il 31 dicembre 2023 (settimana 52), “la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 37,5%, in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente (33,5%). Tra i virus influenzali, quelli di tipo A risultano largamente prevalenti (99%) rispetto ai virus di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09 – si legge nel report – Tra i campioni risultati positivi, il 22% era positivo per Sars-CoV-2, l’11% per Virus respiratorio sinciziale (Rsv), il 37% per influenza A, mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori”.
Oltre un milione di italiani a letto con sindromi influenzali tra Natale e Capodanno, per la precisione 1.027.000. Secondo il bollettino della sorveglianza RespiVirNet, tra il 25 e il 31 dicembre 2023 l’incidenza è rimasta a livelli record. “Molto alta” e “sostanzialmente stabile rispetto alla scorsa settimana”, pari a 17,5 casi per mille assistiti (erano 17,7 nella settimana precedente, dato aggiornato a seguito dei ritardi di notifica), si legge nella nota diffusa dall’Istituto superiore di sanità. Dall’inizio della stagione gli italiani colpiti sono circa 6.719.000.
“Si sottolinea – spiega l’Iss – che a tale aumento concorrono diversi virus respiratori e non solo quelli dell’influenza, sebbene la circolazione di questi ultimi sia in ascesa”. L’incidenza è in “lieve aumento solo nei bambini al di sotto dei 5 anni – riporta il bollettino – fascia d’età in cui è pari a 48,7 casi per mille assistiti (47,5 nella settimana precedente)”, stabile invece l’andamento negli adulti e anziani.
Nel dettaglio nella fascia di età 5-14 anni l’incidenza è 19,21 casi, nella fascia 15-64 anni è a 17,15 e tra gli over 65 si attesta a 10,28 casi per mille assistiti. Stringendo l’obiettivo, tutte le regioni e province autonome tra quelle che hanno attivato la sorveglianza, “registrano un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia basale, tranne la provincia autonoma di Bolzano. In 5 regioni/Pa in particolare è stata raggiunta la soglia di intensità ‘molto alta’ dell’incidenza: Campania (24,51), Friuli-Venezia Giulia (23,69), Umbria (22,93), Abruzzo (21,76), Toscana (19,94). Mentre Valle d’Aosta e Calabria non hanno attivato la sorveglianza RespiVirNet.
Nella 52esima settimana del 2023, che ha chiuso l’anno, l’Iss conferma dunque che “la curva epidemica delle sindromi simil-influenzali mostra un valore dell’incidenza mai raggiunto nelle stagioni precedenti”.