“Infermieri costretti a rinunciare alle ferie programmate per sorreggere, sulle proprie spalle, il vero e proprio caos degli accessi ai pronto soccorsi italiani che, da nord a sud, in questi giorni di festività natalizie, vengono presi d’assalto dai pazienti, alle prese con l’allarme influenza e con il ritorno del picco dei contagi da Covid-19.
Emergono, più che mai, in queste ore, tutte le lacune di un sistema sanitario, che pendono come una spada di Damocle, sulla testa dei nostri professionisti, costretti a fronteggiare afflussi anche di 300 soggetti al giorno.
Soprattutto, a causa della cronica e irrisolta carenza di personale, vi raccontiamo, nel nostro dettagliato report, che include ben cinque regioni chiave, situazioni che stiamo ancora verificando nei termini precisi, e che arriverebbero all’acme della drammaticità, con turni che arrivano anche alle 12 ore, e con pronto soccorsi dove un solo infermiere è addirittura costretto a gestire, udite udite, da solo, fino a 180 pazienti.
Immaginate la rabbia, la frustrazione, di cittadini obbligati a file anche di 8 ore nei punti di pronto intervento, e provate a riflettere su quelle che potrebbero essere le conseguenze di ansia e paura, che finiscono tutte con lo scatenarsi, come un ciclone, sui nostri operatori sanitari”.
E’ l’amaro ma anche ‘arrabbiato’ sfogo denunciato da Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
“Abbiamo preso in esame cinque territori, cinque regioni, e con il supporto dei nostri referenti locali e l’instancabile lavoro dei cronisti, abbiamo realizzato un dettagliato report di quanto è accaduto tra Natale e Santo Stefano negli ospedali italiani, in particolare in quei pronto soccorsi che si trasformano in un vero e proprio inferno.
Partiamo dal Sud. Dalla Puglia, per arrivare in Campania e salire Toscana, concludendo poi il nostro triste viaggio in Piemonte e in Friuli.
QUI PUGLIA: Rinunciano ai giorni di ferie e svolgono turni anche di 12 ore pur di garantire la migliore assistenza ai pazienti. Nella sanità salentina il Natale non è certo uguale per tutti: c’è chi lo ha trascorso al lavoro, lontano dalla famiglia, per sostenere e tutelare la salute dei pazienti.
Come l’equipe degli operatori sanitari del reparto di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Scorrano, dove confluisce gran parte dell’utenza dei paesi del circondario di Maglie. E dove il personale sanitario, che complessivamente conta 13 unità, si sarebbe ridotto a cinque per via delle defezioni dettate dall’influenza stagionale e dal Covid. Dopo tre anni di sacrifici e di turni massacranti dettati dal Covid, i infermieri e medici hanno dimostrato grande responsabilità nel portare avanti il reparto.
QUI PIEMONTE – E’ stato dimostrato che gli ospedali regionali, più che mai durante questi giorni di festività, non sono in grado di offrire assistenza sanitaria adeguata per chi esce da un pronto soccorso. Emergono tutte le lacune degli oltre 4mila infermieri che mancano sul territorio.
Sarebbero emersi casi scabrosi di un solo infermiere costretto a gestire anche per 180 ospiti.
QUI TOSCANA – Natale e Santo Stefano in servizio, senza giorni di ferie o turni di riposo, per fronteggiare al meglio il grande numero di accessi quotidiani da parte dei pazienti. È questa la scelta, gioco forza, degli operatori sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Versilia di Lido di Camaiore, che si troverebbe costretto, in questo periodo, a fronteggiare un numero medio di circa 200 accessi giornalieri.
QUI FRIULI VENEZIA GIULIA – Pronto soccorsi in grossa difficoltà per il gran numero di accessi che si sarebbero verificati in questi primi giorni di festa. Giorni difficili per l’emergenza in Friuli Venezia Giulia. Natale e Santo Stefano, infatti, hanno messo in seria difficoltà tutti gli operatori degli ospedali e soprattutto dei pronto soccorso regionali. Basta dare una occhiata ai numeri per capire che chi era di turno, in tutti i presidi sul territorio, ha corso parecchio. Il giorno di Natale, tanto per fare un esempio, al Santa Maria degli Angeli di Pordenone sarebbero transitati al Dipartimento di emergenza 69 persone. Non sono poche anche a fronte del fatto che durante le giornata di ferie, di fatto, lavora meno personale sia medico che infermieristico. Nel giorno di Santo Stefano, intorno alle 20 i pazienti transitati al pronto soccorso sarebbero stati 59. A questo si devono aggiungere quelli della serata più i 25 accessi del pronto soccorso pediatrico. Tanti pazienti e le lunghe attese. Nel momento di maggior afflusso per vedere un operatore sanitario alcuni pazienti avrebbero aspettato anche più di sei ore.
QUI CAMPANIA – Il caos del Cardarelli di Napoli, l’ospedale più grande del Mezzogiorno, non accenna a placarsi. I nostri referenti ci raccontano di un vero e proprio stadio d’assedio. Pronto soccorso letteralmente nel caos tra la Vigilia e Santo Stefano, con le promesse di rinnovamento della struttura, da parte delle istituzioni che, da anni, sembrano finite nel più profondo dei dimenticatoi. Centinaia di accessi giornalieri di pazienti che diventano ingestibili per un ospedale più che mai vetusto, e con gli operatori sanitari che chiedono a gran voce di dirottare i malati presso altre realtà della città per snellire i carichi di lavoro”.
“Una realtà dai contenuti a dir poco allarmanti, ma nulla che ahimè ci sorprende, dal momento che siamo di fronte a emergenze già ampiamente denunciate in passato che si stanno solo palesemente aggravando, a vista d’occhio.
E dopo le botte da orbi di un Natale a dir poco singolare, ecco i turni massacranti e le ferie cancellate. Cosa altro devono subire i nostri infermieri? Fino a che punto dobbiamo pagare in prima persona lo scotto di una sanità allo sbando? E pensare che c’è chi, tra gli operatori sanitari, ha deciso volutamente di rinunciare ai giorni di riposo programmati da tempo, quelli da dedicare alle proprie famiglie ai propri affetti più cari, per sostenere il carico dei malati e stare vicino ai colleghi di turno!”, chiosa De Palma.
Max