Nonostante rispetto all’anno precedente, lo scorso dicembre i giorni lavorativi siano stati 20 (contro i 19 del 2018), purtroppo rispetto a novembre, per la produzione industriale l’indice stagionalizzato è diminuito di ben il 2,7%. Se poi corretto in base al calendario, in termini tendenziali – comunica l’Istat – la flessione stimata è addirittura del 4,3%.
Non è certo un quadro incoraggiante per l’industria quello dipinto dall’Istat, il livello della produzione che in questo quarto trimestre segna un -1,4% rispetto ai medi precedenti. I dati negativi investono infatto ogni settore, andando nel complesso ad incidere negativamente sull’indice destagionalizzato, con l’energia e i beni di consumo che segnano entrambi un -2,5%, così come per i beni intermedi (-2,8%), che per i beni strumentali (-2,3%).
Entrando poi nello specifico, leggendo cioè i dati su base tendenziale, l‘Istituto di Ricerca rimarca che a dicembre gli evidenti cali hanno interessato l’energia (-6,0%). i beni intermedi (-6,6%), e quelli strumentali (-4,7%). Tuttavia, per i beni di consumo, si osserva invece un decremento più contenuto (-0,8%).
Si ‘salvano’ l’elettronico e l’alimentare…
Ma, allora, cosa va? Se miriamo espressamente a specifici settori commerciali in qualche modo legati alla produzione, a registrare incrementi tendenziali si distinguono la fabbricazione di computer, di prodotti di elettronica, ed anche di ottica (+5,3%); così come l’industria alimentare, quella delle bevande, e quella del tabacco (+2,9%), ed altre altre industrie (+1,1%).
A segnare invece il preoccupante -10,4%, sono le industrie impegnate nella produzione di ‘coke’, ed in prodotti petroliferi raffinati (-9,3%) e, i coda, nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-7,7%).
Max