La maggior parte dei cittadini che vivono la Capitale, sono poco consci del fatto che, in realtà, questa meravigliosa e storica città, continua a sfidare la storia, il tempo ed il mito, da oltre 27 secoli. Ed ancora meno sanno che, in ambito archeologico, le mirabilie sin qui riportate alla luce, rappresentano sì e no- forse – l’1% di quanto giace ancora sepolto sotto l’asfalto, sedimentato in uno strato di circa 30 metri, articolato da strati di tufo, e suggestivi bacini idrici.
Basti pensare ai recenti scavi effettuati per le gallerie della nuova Metro C: un continuo rinvenimento di ville, opere, e testimonianze di epoche passate. Tesori inestimabili che, appunto, da 2.700 anni si sono ‘sovrapposti’, in attesa di essere scoperti.
Dunque impressiona ma non più di tanto, apprendere che, nel corso dei lavori per la ‘Riqualificazione del Mausoleo di Augusto e piazza Augusto Imperatore’, sul lato orientale dell’area in corso di intervento, è stata ritrovata una testa gigantesca, come spiega il comunicato redatto dal Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce, “di elegante fattura, scolpita in marmo greco, appartiene probabilmente a una statua di divinità femminile, forse Afrodite, di dimensioni naturali. Mostra una raffinata acconciatura di capelli raccolti sul retro grazie ad una “tenia”, un nastro annodato sulla sommità del capo”.
Nello specifico, “Il reperto è stato rinvenuto nella fondazione di un muro tardoantico ma si conserva integro; riutilizzato come materiale da costruzione giaceva con il viso rivolto verso il basso, protetto da un banco d’argilla sul quale poggia la fondazione del muro. Il riuso di opere scultoree, anche di importante valore, era una pratica molto comune in epoca tardo medioevale, che ha consentito, come in questo caso, la fortunata preservazione di importanti opere d’arte”.
Ed ancora, si lelge nel comunicato, “La testa è al momento affidata ai restauratori per la pulizia, e agli archeologi per una corretta identificazione e una prima proposta di datazione, che appare ancorata all’epoca augustea.” La nota poi termina con, da parte del Sovrintendente, di un doveroso “Grazie al lavoro attento degli archeologi e delle archeologhe della Sovrintendenza, siamo in grado di approfondire la conoscenza di un quadrante della città che stupisce per la ricchezza della sua storia millenaria”.
Max