“A settembre avevamo 2, 4 o zero signore al giorno ricoverate con gravidanza in corso e infezione da Covid. Adesso”, con la variante Omicron in ascesa, “siamo arrivati ad avere 22 letti pieni. E di queste donne solo due sono vaccinate, e per fortuna sono senza sintomi. Al solito il rapporto fra non vaccinate e vaccinate è 9 a 1. Quindi è vero: quello che ci si trova di fronte con questa ondata è che in gravidanza c’è ancora una sorta di paura, di timore del vaccino anti-Covid, per cui abbiamo una prevalenza di vaccinazioni che è molto bassa, forse il 30-40%, non di più. Mentre la popolazione adulta in generale è ormai oltre l’87% vaccinata in qualche modo. Questo preoccupa”. A tracciare il quadro all’Adnkronos Salute è Enrico Ferrazzi, direttore Ostetricia della Clinica Mangiagalli-Policlinico di Milano.
L’esperto conferma quanto segnalato anche dagli anestesisti rianimatori della Siaarti in questi giorni, e cioè che in Italia la popolazione ostetrica risulta ancora troppo scoperta rispetto al coronavirus Sars-CoV-2. “Questo preoccupa – ribadisce – perché la donna che si infetta in gravidanza è un problema per lei e per il bambino, anche se la placenta protegge dal virus, ma non sempre. Quindi la raccomandazione alla vaccinazione nasce per proteggere la mamma e il bebè, e far sì che la gravidanza sia più serena e non un percorso a ostacoli con l’infezione in corso. Questa indicazione si basa sui dati europei, che sono molto interessanti riguardando quasi 80mila gravidanze seguite con il vaccino a mRna. Ma abbiamo anche i dati americani che sono stati collezionati su oltre 400mila gravidanze con vaccini a mRna. Siamo a dei numeri che coprono qualunque qualità di evidenza scientifica necessaria ed è davvero strano che ci sia ancora chi ha questo timore che davvero va rimosso”.
Ferrazzi, da una delle ‘culle’ più prolifiche di Milano, ha vissuto tutte le ondate pandemiche, ha seguito diversi studi, ha termini di paragone. E per quanto riguarda Omicron e la situazione delle donne incinte positive ricoverate oggi in area Covid, l’esperto riferisce che “al momento nel nostro reparto ci sono alcune donne che hanno bisogno di un supporto di ossigeno, non ci sono donne intubate. L’età è molto variabile, dai 30 ai 40 anni”.
“In relazione alla variante Omicron”, che sta circolando sempre di più, “si conferma quel che sappiamo dall’infezione dell’adulto: anche fra le donne in gravidanza molto più raramente interessa i polmoni. Si limita alle vie aeree superiori, o dà problemi intestinali, febbricola, mal di testa – descrive lo specialista – Ma la parte pericolosa di questo virus, che è l’infezione polmonare, è meno frequente con questa variante. La preoccupazione con Omicron nasce per le donne in gravidanza con malattie associate. Cioè obesità, ipertensione e diabete sono purtroppo condizioni che facilitano l’aggravarsi della malattia”.