L’ennesima tragedia sul lavoro a largo di Pesaro. A perdere la vita un marinaio tunisino di soli ventisei anni, assunto da pochi giorni, colpito a bordo di un peschereccio da un’attrezzatura dell’imbarcazione che si è sganciata improvvisamente. Le indagini faranno il loro corso ma i sindacati, vicini alla famiglia, sollecitano il governo a fare di più per garantire la sicurezza nei posti di lavoro.
“La Flai Cgil, che è vicina ai familiari del giovane, non può non ricordare che la battaglia per avere maggiore sicurezza sul lavoro, anche in un comparto delicato come quello della pesca, va avanti da molti anni”, dice in una nota Antonio Pucillo della Flai. “La pesca è infatti un mondo molto pericoloso, dove c’è scarsa prevenzione, i controlli latitano e la cultura della sicurezza fa fatica ad essere assunta come priorità. Anche in questo settore un’adeguata formazione degli addetti è l’unica strada da percorrere per arginare infortuni, spesso gravi e talvolta mortali. Lo stillicidio di omicidi bianchi impone al governo di farsi carico con sempre maggior attenzione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, conclude.
Cordoglio e richiamo ad una maggiore prevenzione nel settore anche da parte della Fai Cisl. “Apprendiamo con rabbia e dolore che ancora una volta un pescatore ha perso la vita sul lavoro: la pesca rimane una delle professioni più pericolose al mondo ed è un triste primato che va assolutamente cancellato”, dicono il segretario generale Onofrio Rota.
“Ad oggi la pesca rimane un settore sprovvisto dell’applicazione del testo unico sulla sicurezza, e questo gap va assolutamente colmato una volta per tutte in tempi rapidi. Serve un impegno chiaro da parte delle imprese e delle istituzioni per mettere in campo più prevenzione, più formazione per i lavoratori, maggiori controlli e ispezioni, e un sistema penalizzante più severo per le aziende che non rispettano le normative”, conclude.