Mentre il mondo è in pausa per l’emergenza coronavirus la legge fa il suo corso e lavora, ad esempio, per trovare la soluzione all’incidente che lo scorso dicembre stroncò la vita delle giovani Gaia e Camilla su Corso Francia, a Roma. Nella giornata di oggi è stata enunciata la nuova perizia operata da Mario Scipioni, nominato dal procuratore Roberto Felici.
La maxi-perizia è stata richiesta per definire la dinamica dell’incidente ancora avvolto nel mistero, da quel tragico 22 dicembre, quando il giovane Pietro genovese, a bordo della sua auto, investì e uccise le due ragazze che correvano mano nella mano. Ad oggi la nuova perizia ha emesso il suo giudizio: il figlio del regista Paolo Genovese non poteva vedere Gaia e Camilla che correvano lontane dalle strisce pedonali.
“Un secondo e mezzo avrebbe salvato la vita delle ragazze”
La perizia operata da Mario Scipioni ha preso in esame le immagini di una telecamera installata da un negozio compro oro a pochi metri di distanza dal luogo dell’incidente. Le immagini hanno ripreso un veicolo bianco, di cui avevano già dato conferma alcuni testimoni, che precedeva l’auto di Pietro Genovese.
L’automobile in questione procedeva a velocità sostenuta e per poco non ha investito Gaia e Camilla, mentre il semaforo era rosso per i pedoni, impedendo così la visuale all’auto di Pietro Genovese, a cui sarebbe bastato un secondo e mezzo in più per evitare il tragico impatto. A fronte delle immagini prese in esame il perito ha evidenziato che “nelle fasi antecedenti due secondi dall’impatto, né Genovese né i pedoni potevano reciprocamente avvistarsi”. All’autista del mezzo, agli arresti domiciliari dallo scorso 26 dicembre, sono stati contestati i reati di omicidio stradale e di violazione dell’obbligo di fermarsi in caso di incidente.