Frazioni di secondo, la pioggia, due sagome sbucate quasi dal nulla. Poi l’impatto. E la tragedia. L’incidente di Corso Francia si è consumato in un istante, ma tanto è bastato per spezzare la vita a due sedicenni e a rovinare quella di un ventenne. Tre giovani anime perdute per cause ancora da accertare.
E proprio a questo stanno lavorando alacremente gli inquirenti per capire l’esatta dinamica dell’impatto che è costata la vita a Gaia e Camilla e gli arresti domiciliari a Pietro Genovese, il ragazzo alla guida del suv che la notte tra sabato e domenica scorsi ha investito le due sedicenni a Corso Francia.
Decisive nelle indagini potrebbero risultare le testimonianze dei passeggeri del suv guidato da Pietro genovese. Nei giorni scorsi, infatti, sono stati sentiti due amici del giovane che erano in macchina con lui nel momento dell’impatto fatale.
“Fermati, ferma: ho sentito gridare questo quasi nello stesso istante in cui ho udito un fortissimo botto alla macchina. Pietro ha continuato a guidare per altri duecento metri circa ma aveva cambiato faccia. Era come un autonoma, non sembrava in sé, anzi sembrava proprio non capire più niente”. Questa la testimonianza di Tommaso Edoardo Fornari, uno dei due ragazzi presenti in macchina.
“Era impossibile evitare quello che è successo le due povere ragazze sono sbucate all’improvviso. Venivamo da un semaforo verde, non andavamo fortissimo ma avevamo preso velocità quando stavamo all’altezza del semaforo successivo. Eravamo sulla corsia di sorpasso, alla nostra destra ho notato un’auto che ha rallentato, senza capirne il motivo e subito dopo correvano davanti a noi le due ragazze”, queste invece la deposizione di Davide Acampora, altro ragazzo che sedeva sul sedile posteriore del suv guidato da Genovese.