“I capi d’accusa con i quali la Procura di Bergamo ha chiesto il rinvio a giudizio per Conte, Speranza e gli altri indagati per la gestione della prima fase della pandemia serviranno a far luce soltanto su una parte degli errori commessi in quei mesi drammatici. Con questo modo di procedere e senza cambiamenti nel focus dell’attività dei magistrati, si rischia l’insabbiamento di una vicenda molto buia e di non punire i colpevoli per i reati realmente commessi: bisogna stabilire se i protocolli imposti per curare i pazienti fossero appropriati, altrimenti tutti quei morti non avranno vera giustizia“.
Così Mariano Amici, il medico di Ardea (RM) agli onori della cronaca per aver contestato le linee guida dei governi nella gestione dell’emergenza sanitaria e l’obbligo di vaccinazione contro il Covid, commenta gli ultimi sviluppi nell’inchiesta sulle morti di Bergamo.
Sui suoi profili social, il professionista ha espresso le sue perplessità sul rischio che la strada sin qui percorsa dalle inchieste non consenta di valutare a validità sul piano scientifico delle linee guida imposte dal Ministero della Salute ai medici e che per il medico romano avrebbero contribuito agli errori commessi nel trattamento dei pazienti affetti dal virus: “Ho riflettuto molto sulla notizia del rinvio a giudizio di Conte, Speranza ed altri da parte della Procura di Bergamo – scrive Mariano Amici – Ritengo che i capi di accusa non siano quelli che avrebbero dovuto essere: si indaga sul fatto che le restrizioni sono state tardive piuttosto che sulle menzogne che sono state raccontate per “gonfiare” una normale epidemia e farla passare come pandemia, così da giustificare misure eccezionali ma nocive e costose per affrontare un virus che, invece, si è ampiamente dimostrato curabile a casa.
Si indaga sulle morti causate dai ritardi nell’adozione delle restrizioni piuttosto che sul fatto che i morti ci sono stati per terapie sbagliate. Malgrado le denunce presentate ripetutamente non si indaga sul fatto che essendo i tamponi inattendibili, non potevano essere presi in considerazione per fare la diagnosi e le conseguenti misure contenitive. Insomma, non si indaga affatto sulla nocivita’ delle misure adottate e sulle reali conseguenze della scellerata gestione di un’emergenza che l’Italia avrebbe potuto gestire diversamente, con meno vittime e meno sacrifici per tutti. Con questo modo di procedere si rischia l’insabbiamento di una vicenda molto buia e di non punire i colpevoli per i reati realmente commessi“.