Stamane il Bollettino economico diffuso da Palazzo koch ha reso noto che nel Paese prosegue la crescita, e quindi Bankitalia (rispetto al bollettino dello scorso luglio), ha rivisto le nuove stime al rialzo. Corretto per gli effetti del numero di giornate lavorative, si stima che nel 2017 il Pil sia cresciuto dell1,5% (1,4% escludendo invece tale correzione), e che nellanno in corso (con la domanda interna trainata dallattività economica), crescerebbe dell1,4, e dell1,2 nel 2019-2020. Tra i vari elementi che hanno concorso alla revisione delle stime, evidenzia Bankitalia, sono stati la domanda estera ed i tassi di interesse, in parte compensate dallapprezzamento del cambio, e dai prezzi del greggio, maggiormente cresciuti. Nello specifico il Bollettino spiega che per i prezzi, nel corso dellanno linflazione dovrebbe scendere temporaneamente, per poi tornare a salire gradualmente. Dunque, per il 2018 è prevista una flessione (all1,1% in media danno), anche per leffetto naturale dello scemare delleffetto del rincaro dei beni energetici e alimentari, dellinizio del 2017. Nel biennio, quando linflazione si collocherebbe attorno o lievemente al di sopra dell1,5% in ciascun anno, il recupero rifletterebbe soprattutto laumento della componente di fondo. Ad incorniciare il momento felice, loccupazione, che è salita anche sia nel terzo trimestre che (stando alle recenti indicazioni congiunturali), negli ultimi mesi dello scorso anno. La Banca dItalia sottolinea inoltre come siano cresciute “anche le ore lavorate per occupato, che tuttavia si mantengono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi”. Quanto poi alle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione a novembre si è collocato all11%. In tutto ciò la dinamica salariale resta moderata anche se, sulla base dei contratti di lavoro rinnovati nella seconda metà dello scorso anno, mostra alcuni segnali di ripresa”. Infine, nel trimestre compreso tra settembre e novembre, viene segnalato che i tassi medi relativi ai nuovi prestiti alle famiglie – per lacquisto di abitazioni – e alle imprese, sono scesi di un decimo di punto percentuale (rispettivamente a 2,0% e 1,5%). Infine, per qual che riguarda il differenziale fra i tassi sui finanziamenti (sia di importo inferiore al milione di euro, che per quelli di valore superiore), risolta ridotto lievemente – a poco meno di un punto percentuale – il divario tra il costo dei prestiti erogati alle piccole aziende e a quelle più grandi.
M.