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    In pensione a 62 anni, è possibile?

    E’ possibile andare in pensione anticipata a 62 anni? Anche se l’età pensionabile, cioè il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, è attualmente pari a 67 anni, alcuni trattamenti pensionistici possono essere ottenuti con un anticipo di 5 anni e oltre ricorda laleggepertutti.it. 

    Non parliamo soltanto della pensione anticipata quota 100, riconosciuta con un minimo di 62 anni di età e 38 anni di contributi, trattamento sperimentale che dal 1° gennaio 2022 non potrà più essere ottenuto. Le prestazioni pensionistiche che si possono ottenere a 62 anni, o con un requisito anagrafico inferiore, sono numerose: dalla pensione anticipata ordinaria Fornero, per la quale sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età, alla pensione per lavoratori precoci, per la quale bastano solo 41 anni di contributi e, ugualmente, non è previsto un requisito anagrafico minimo. La pensione con opzione donna, poi, può essere ottenuta dalle lavoratrici con un minimo di 58 anni di età (59 per le autonome) e 35 anni di contributi, in cambio del ricalcolo contributivo del trattamento. 

    Gli addetti ai lavori usuranti o ai turni notturni possono pensionarsi, a seconda della categoria di appartenenza e della tipologia di contribuzione accreditata, con un requisito anagrafico che va dai 61 anni e 7 mesi di età ai 64 anni e 7 mesi, con 35 anni di contributi ed una quota (somma di età e contribuzione) da 97,6 a 100,6. 

    Senza contare le particolari tipologie di trattamenti pensionistici agevolati che possono essere richieste dagli iscritti presso particolari gestioni previdenziali o dagli appartenenti a specifiche categorie, come i lavoratori del comparto Sicurezza, difesa e soccorso, gli sportivi professionisti e i lavoratori dello spettacolo, gli iscritti al fondo Volo, al fondo Trasporti, i lavoratori marittimi. 

    Oltre alla pensione, a 62 anni è possibile accedere ai cosiddetti scivoli, o trattamenti di prepensionamento, che consentono di anticipare l’uscita dal lavoro sino ad un massimo di 7 anni rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Infine, sussiste la possibilità, per gli inabili e per gli invalidi, di ottenere trattamenti pensionistici, a seconda dei requisiti sanitari e contributivi posseduti, a prescindere dall’età, o con un requisito anagrafico molto ridotto (si pensi alla pensione anticipata di vecchiaia per invalidità, che le donne possono conseguire con un minimo di 56 anni di età e gli uomini di 61 anni). 

    Pensione anticipata ordinaria a 62 anni
     

    La pensione anticipata ordinaria, disciplinata dalla legge Fornero, consente di uscire dal lavoro a prescindere dall’età, ai lavoratori che possiedono almeno 42 anni e 10 mesi di contribuzione ed alle lavoratrici che possiedono almeno 41 anni e 10 mesi di contribuzione. Una volta maturati i requisiti contributivi, per la liquidazione della pensione è necessaria l’attesa di un periodo di finestra pari a 3 mesi. La pensione anticipata ordinaria può essere raggiunta anche attraverso il cumulo, ossia sommando la contribuzione accreditata presso gestioni diverse, comprese le casse dei liberi professionisti. Perché si parla, allora, di pensione anticipata a 62 anni? Il requisito di età pari a 62 anni viene spesso collegato alla pensione anticipata in quanto la legge Fornero, in origine, prevedeva delle penalizzazioni percentuali per chi si fosse pensionato con meno di 62 anni. I tagli della pensione sono successivamente stati aboliti. 

    Pensione anticipata precoci
     

    La pensione anticipata può essere ottenuta, senza alcun requisito anagrafico minimo, quindi anche prima dei 62 anni, con soli 41 anni di contributi: il beneficio è riservato ai lavoratori cosiddetti precoci, cioè che possiedono almeno 12 mesi di contributi da effettivo lavoro accreditati prima del compimento dei 19 anni di età. Non basta, però, essere lavoratori precoci per beneficiare del trattamento, ma bisogna anche essere risultare in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 ed appartenere a specifiche categorie tutelate: disoccupati di lungo corso, caregiver, invalidi civili dal 74%, addetti ai lavori usuranti e gravosi. Per ottenere la pensione anticipata, oltre all’attesa di 3 mesi di finestra come previsto in relazione alla pensione anticipata ordinaria, è necessario presentare all’Inps domanda di certificazione dei requisiti entro il 1° marzo di ogni anno. Eventuali domande di riconoscimento del beneficio presentate successivamente al 1° marzo di ciascun anno, comunque non oltre il 30 novembre, sono prese in considerazione soltanto in caso residuino le risorse finanziarie. Per approfondire, leggi: Guida alla pensione anticipata precoci. 

    Pensione anticipata quota 100 a 62 anni
     

    La pensione anticipata con opzione quota 100 può essere ottenuta, sino al 31 dicembre 2021, con un minimo di 62 anni di età e di 38 anni di contribuzione. 

    Il requisito contributivo: può essere raggiunto anche cumulando versamenti accreditati in diverse gestioni previdenziali amministrate dall’Inps; deve comprendere 35 anni al netto di periodi di disoccupazione indennizzata, malattia o infortunio non integrati dal datore di lavoro. 

    La pensione quota 100, pur comportando un consistente anticipo nell’uscita dal lavoro, non comporta ricalcoli oppure penalizzazioni dell’assegno, nonostante il trattamento sia ottenuto con requisiti agevolati. Chi esce con quota 100, però, non può lavorare sino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia ordinaria, cioè sino a 67 anni (requisito valido almeno sino al 31 dicembre 2022). Gli unici redditi cumulabili con la pensione sono quelli derivanti da attività di lavoro autonomo occasionale, nei limiti di 5mila euro annui, più alcuni redditi espressamente indicati dall’Inps come non influenti. A partire dalla data di maturazione dei requisiti, per la liquidazione della pensione quota 100 è necessaria l’attesa di un periodo di finestra, pari a tre mesi per la generalità dei lavoratori, ed a sei mesi per i dipendenti pubblici (al personale del comparto scuola e Afam si applica, non solo per quota 100 ma in relazione alla generalità delle pensioni, una finestra unica annuale). 

    Pensione con opzione donna prima dei 62 anni
     

    Le sole lavoratrici, sia dipendenti che autonome, possono ottenere una particolare pensione di anzianità, detta opzione donna, con i seguenti requisiti: 58 anni di età al 31 dicembre 2020, più il possesso di 35 anni di contribuzione alla stessa data, per le lavoratrici dipendenti; 59 anni di età il 31 dicembre 2020, più il possesso di 35 anni di contribuzione alla stessa data, per le lavoratrici autonome. 

    I seguenti requisiti sono stabiliti dalla legge di bilancio 2021: potrebbe essere prevista una proroga al 2022, ma non solo, si parla di rendere il trattamento strutturale, cioè permanente Come mai si è deciso di prorogare di anno in anno una prestazione pensionistica che consente di uscire dal lavoro con un così forte anticipo? Il trattamento non è considerato deleterio per le casse pubbliche, in quanto, in cambio del significativo anticipo nell’uscita dal lavoro, la pensione con opzione donna è calcolata col solo sistema contributivo, normalmente penalizzante. Peraltro, l’uscita non è immediata: a partire dalla data di maturazione dei requisiti per la pensione, sino alla liquidazione del trattamento, è necessario attendere un periodo di finestra pari a 12 mesi per le dipendenti ed a 18 mesi per le autonome. Le beneficiarie di opzione donna non possono dunque, di fatto, pensionarsi prima di aver compiuto 59 anni o 60 anni e 6 mesi. 

    Pensione a 62 anni per gli addetti ai lavori usuranti e notturni
     

    Coloro che sono adibiti a lavori particolarmente usuranti, come individuati dal decreto in materia , oppure ai turni notturni, possono ottenere la pensione di anzianità con meno di 62 anni, precisamente con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contribuzione e con una quota minima pari a 97,6. I requisiti aumentano per chi possiede anche contributi da lavoro autonomo e per chi è adibito a turni notturni per meno di 78 notti l’anno. Per approfondire, leggi: Pensione addetti ai lavori usuranti e notturni. 

    Pensione di vecchiaia anticipata a 62 anni
     

    La pensione di vecchiaia può essere raggiunta a 62 anni, per alcuni lavoratori dipendenti invalidi. In particolare, possono avvalersi della pensione di vecchiaia anticipata, cioè con un’età pensionabile inferiore a quella prevista per la pensione di vecchiaia ordinaria, coloro che possiedono un’invalidità riconosciuta almeno pari all’80%. Oltre al riconoscimento dell’invalidità, però, il lavoratore deve soddisfare diverse condizioni per usufruire dell’agevolazione: possesso di almeno 20 anni di contributi (15 anni per i beneficiari delle cosiddette deroghe Amato, vedi Pensione con 15 anni di contributi); dal 2019 al 2022, possesso di un’età almeno pari a 61 anni, se uomini, o a 56 anni, se donne; si applica una finestra di 12 mesi, quindi, di fatto, gli uomini possono pensionarsi a 62 anni e le donne a 57 anni. 

    Non sono ammessi al beneficio i lavoratori del settore pubblico ed i lavoratori autonomi. 

    Requisiti ancora più agevolati sono previsti per la pensione di vecchiaia non vedenti. 

    Pensione anticipata a 62 anni con contratto di espansione
     

    Grazie al nuovo contratto di espansione, previsto dal decreto Crescita e confermato dalla legge di Bilancio 2021, i lavoratori delle grandi aziende possono pensionarsi 5 anni prima di maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Si tratta di una tipologia di prepensionamento che richiede: 

    un’età minima di 62 anni e 20 anni di contributi (anticipo di 5 anni del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia); 

    in alternativa, almeno 38 anni e 1 mese di contributi, se uomini, o 37 anni e 1 mese di contribuzione, se donne (anticipo di 5 anni del requisito contributivo per la pensione di anticipata ordinaria, in quanto viene contata, nei 5 anni di accompagnamento alla pensione, anche la finestra trimestrale). 

    Al lavoratore cessato viene corrisposta un’indennità commisurata all’importo del trattamento pensionistico spettante, sino alla maturazione dei requisiti per la pensione ordinaria, di vecchiaia o anticipata, più vicina; sono anche versati i contributi dal datore di lavoro, qualora si tratti di accompagnamento alla pensione anticipata. L’indennità ed i contributi a carico del datore di lavoro possono essere diminuiti dell’importo corrispondente all’indennità ed alla contribuzione figurativa Naspi (per disoccupazione), se dovute.