La chirurgia sta cambiando faccia e si prepara al salto tecnologico. Una sfida che vede in prima linea gli specialisti italiani, questa volta a guidare gli altri paesi nel balzo verso il futuro della Medicina. A fare il punto sulla formazione dei giovani, la fuga dei cervelli e le possibilità offerte oggi al paziente dai ‘maghi’ del bisturi, sono stati gli esperti italiani e internazionali riuniti a Roma per il congresso ‘Digestive Surgery – surgeon between soul and robot’.
“Negli ultimi 30 anni si è assistito a una evoluzione della chirurgia grazie al progresso tecnologico, ci sono atenei che integrano il corso di chirurgia con uno di ingegneria tecnologica e domani avremo dei medici anche ingegneri. Quindi, nel prossimo futuro i pazienti saranno operati meglio e prima, non avranno tagli e cicatrici come si faceva una volta. Saranno al centro di questa rivoluzione tecnologica”, evidenzia all’Adnkronos Salute Antonio Brescia, docente di Chirurgia generale Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, e presidente della quinta edizione del ‘Digestive Surgery – surgeon between soul and robot’.
Secondo Massimo Carlini, presidente eletto della Società italiana di chirurgia, “la vera novità è che le ‘novità’ in chirurgia non arrivano più dall’estero, ma partono dall’Italia che gioca un ruolo fondamentale in tutte le innovazione tecnologiche: dalla nuova definizione di procedure chirurgiche alle innovazioni più all’avanguardia non solo in Europa. Decenni fa guardavamo agli Usa o ad altri paesi per sapere cosa avremmo fatto nel futuro, oggi siamo noi a tracciare il futuro”.
Si parla sempre di più di realtà virtuale in sala operatoria e di interventi da remoto. Si arriverà ad operare un paziente con il chirurgo collegato da una altra città o nazione? “In forma del tutto sperimentale questo è già avvenuto – risponde Carlini – Nel 2001 l’operazione Lindbergh era un’operazione tele-chirurgica completa eseguita da un team di chirurghi francesi situati a New York su un paziente a Strasburgo. Ma oggi con le reti 5G si ridurrà ancora di più il tempo di latenza tra il gesto del chirurgo da remoto e l’azione sul robot”.
Altro aspetto è quello della realtà virtuale. “L’olografia e le immagini sospese, le mani che si muovono nell’aria con oggetti inesistenti che azionano sistemi informatizzati elettronici e robotici – suggerisce Carlini – Questi strumenti sono già in una fase di sperimentazione avanzata e saranno applicati anche alle sale chirurgiche. C’è però un problema, i costi. Le università italiane stanno formando medici-bioingegneri proprio per essere pronti a usare questa tecnologia”.
Rimane però un problema, da anni c’è un allarme sulla fuga dei medici dalla specializzazione in Chirurgia. Cosa si deve fare? C’è il rischio di non trovare in futuro più specialisti validi? “Purtroppo questa è una realtà, negli ultimi anni abbiamo assistito a una fuga dei migliori cervelli e questo mi dispiace come medico, professionista e cittadino – avverte Brescia – investiamo dei soldi per preparare colleghi che poi vanno via dall’Italia. Ci sono errori di programmazione della formazione di politica sanitaria, in alcune specialità come la chirurgia non c’è amore e passione come una volta questo perché ci sono problemi, puramente italiani, come le denunce verso i sanitari, la medicina difensiva. Questo – conclude – induce tanti giovani che studiano medicina a non scegliere ‘il bisturi’ preferendo altre strade”.