Scorrendo il profilo dell’Italiano emigrato, ottenuto dall’incrocio dei dati Istat, Censis e Aire, elaborati poi dall’Adnkronos, ciò che salta agli occhi è il numero degli italiani che vivono all’estero: alla data del primo gennaio 2016, sono 4,8 milioni; rispetto al primo gennaio del 2006, quando risultano essere 3,1 milioni, sono aumentati del 54,9%. Dati che evidenziano il numero impressionante di ben 2 milioni di nostri connazionali, per un motivo o un altro, emigrati fuori i confini nazionale negli ultimi 10 anni. Indirettamente, come vedremo per titoli di studio acquisiti, si tratta di una vera e propria fuga di cervelli. L’identikit delle persone che hanno lasciato il belpaese non ha sesso (uomini e donne sono quasi fifty-fifty), non ha età (la distribuzione è omogenea tra le quattro fasce), ed è difficile da individuare per tipologia di famiglia (single, in coppia, con o senza figli non fa differenza). Come dicevamo, è proprio il tiutolo di studio a caratterizzarli: in 9 casi su 10, chi ha deciso di cercar fortuna altrove è munito di una laurea. E nellelabore la mole dei dati scaturiti in questo approfondimento, lAdnkronos cita lultimo rapporto Censis, secondo cui nella valigia, gli italiani che vanno all’estero, mettono quasi sempre un titolo di studio universitario: nell’89,5% dei casi ha una ’laurea e oltre’. Inoltre la maggior parte riesce a farne buon uso. Infatti l’89% ritiene il tipo di contratto di lavoro adeguato al titolo di studio; inoltre il tipo di impiego svolto, nel 72,2% dei casi, è permanente. Secondo i dati dell’Anagrafe italiani residente all’estero, aggiornati al primo gennaio 2016, gli iscritti all’Aire sono 4.811.163 pari al 7,9% della popolazione residente in Italia. Oltre la metà degli emigrati, pari a 2,5 milioni, risiede in Europa (53,8%), mentre più di 1,9 milioni vive in America (40,6%). La provenienza dei migranti made in Italy, nella metà dei casi (50,3%), è il Mezzogiorno. Studiando poi i dati sugli espatri avvenuti nel periodo 2005-2014, emerge che si è passati da 41.991 unità a 88.859 unità, con un incremento del 111,6%. Nello stesso periodo i rimpatri sono diminuiti del 21,6% passando da 37.326 del 2005 a 29.271 del 2014. Il saldo, cioè la differenza tra chi parte e chi torna, era negativo per 4.665 unità nel 2004 ed è arrivato a -59.588 unità nel 2014, con un incremento del 1.177,3%. Analizzando i dati raccolti si arriva alla conclusione che l’incremento degli italiani emigrati non è dato solo dall’aumento delle persone che partono, ma anche dalla riduzione di quelle che tornano.