(Adnkronos) – “Apprendo con rammarico di essere stato inserito nella lista dei cosiddetti ‘impresentabili’ stilata dalla Commissione Antimafia, organo nei cui confronti ho sempre nutrito e nutro profondo rispetto. Scopro di trovarmi in tale lista per un rinvio a giudizio in relazione ad un’ipotesi di reato segnalata nel comunicato della Commissione”. Così in una nota il deputato regionale siciliano Totò Lentini, candidato capolista di ‘Alleanza per Palermo’, sotto processo per tentata concussione.
“Ciò che però quel comunicato non dice – sottolinea Lentini – è come e perché questa vicenda ha avuto inizio: a denunciarmi nel 2015, infatti, è stato l’allora direttore generale dell’ASP di Palermo Antonino Candela, già condannato per le gravissime accuse allo stesso mosse nell’ambito dell’operazione Sorella Sanità e noto alle cronache per l’uso spudorato di dossier e ricatti al fine di ottenere nomine ed incarichi”.
“Candela ha, invero, sostenuto che io avrei abusato del mio ruolo di deputato chiedendogli il trasferimento di una donna – dipendente della stessa Azienda – da una sede ad un’altra – aggiunge – . Per inciso io non ho neppure mai personalmente conosciuto o incontrato la persona che avrebbe beneficiato della mia richiesta, mi sono fatto tramite soltanto in ragione del fatto che la lavoratrice era madre di un minore affetto da una grave forma di autismo. Insomma la pretesa “concussione” sarebbe consistita nello spendere il mio ruolo istituzionale non certo per ottenere qualche vantaggio, ma per garantire ad una persona un diritto che le spettava e che si vedeva negare. Credo – sottolinea ancora Lentini – che fare questo sia un dovere per un uomo politico e, senza preoccupazioni, dico che sarei pronto a rifarlo per tutelare una persona in difficoltà, per garantire i diritti di chi è più debole. Confido con la massima serenità di poter dimostrare la mia totale innocenza nel corso dell’istruttoria dibattimentale, con la piena fiducia che ho avuto ed ho nella giustizia e nel rispetto delle leggi”, conclude.