Il più grande fondo americano, Blackrock, paladino della sostenibilità, ha partecipazioni in oltre 5mila società. Una cifra enorme, ma negli Stati Uniti il 60% delle azioni sul mercato (e nel Regno Unito addirittura il 70%) sono nel portafoglio degli investitori istituzionali, che devono rendere conto delle loro scelte a milioni di risparmiatori.
Così, oltre all’impegno di imprenditori e manager, anche la spinta di Blackrock e di molte altre organizzazioni finanziarie ha fatto sì che le politiche attive di sostenibilità siano diventate un biglietto da visita indispensabile. E tra queste c’è una gestione aziendale con regole moderne e trasparenti, il terzo pilastro su cui le aziende basano la strategia esg (environment, social, governance), a fianco della tutela dell’ambiente e dei comportamenti socialmente responsabili.
Webuild (ex Salini Impregilo), partecipata da grandi istituzioni finanziarie come Cdp, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, e con circa un quarto del capitale sul mercato, ne è un esempio. Il global player delle infrastrutture, nato dall’operazione di consolidamento del settore delle costruzioni in Italia denominata Progetto Italia e promossa per aumentare la competitività del made in Italy sui mercati internazionali, ha un sistema di corporate governance in linea con gli standard di best practice internazionali a partire dal consiglio di amministrazione, composto da quindici membri, di cui sei donne e dieci amministratori in possesso dei requisiti di indipendenza.
Il consiglio ha quindi nominato, al proprio interno, tre comitati composti esclusivamente da amministratori indipendenti: il comitato controllo, rischi e sostenibilità, il comitato per la remunerazione e nomine (presieduto dal consigliere nominato dalla lista di minoranza), e il comitato per le operazioni con parti correlate. Ѐ stato altresì istituito un comitato strategico, composto da tre amministratori non indipendenti e da due indipendenti, con il compito di coadiuvare le attività connesse al Progetto Italia.
Oltre che sull’organizzazione interna, che nel 2020 ha visto una serie di interventi sulle diverse direzioni, Webuild insiste sui rapporti con l’esterno. Il gruppo si è infatti dotato di un Codice Etico per i dipendenti ma anche per tutti coloro che hanno rapporti e relazioni con l’azienda, come per esempio i fornitori. A inizio 2020 è stato adottato un Codice di condotta fornitori per estendere le pratiche di gestione responsabile alla catena di fornitura. Il Codice fornitori è vincolante per i fornitori di Webuild e, insieme al Codice etico, è parte integrante dei rapporti contrattuali. (segue)
Per il contrasto alla corruzione, Webuild ha poi adottato un sistema di whistleblowing basato su un portale web esterno, che permette ai dipendenti di comunicare in maniera anonima potenziali violazioni, garantendo la protezione da ogni forma di ritorsione, discriminazione o penalizzazione, seguendo le best practice internazionali. Dal 2018 il portale è disponibile anche ai terzi (fornitori, subappaltatori) e dal 2020 ne è stata ulteriormente ampliata l’accessibilità con sezioni dedicate a società e joint venture in cui Webuild ha la leadership. Tutte le segnalazioni ricevute sono analizzate nel dettaglio e i risultati delle investigazioni sono riportati fino al consiglio di amministrazione al fine di garantire il massimo commitment sulle azioni correttive che si dovessero adottare.