Oltre il caporalato, che già d per se è un crimine ripugnante, quanto accaduto a Vittoria, in Sicilia, ci riporta al peggiore schiavismo di stampo colonialista, quando gli uomini di colore erano trattati alla stregua degli animali da soma. Al centro di questa vergognosa notizia, un imprenditore 40enne, titolare di azienda agricola per altro già ’visitata’ dagli agenti della Squadra mobile, a seguito di alcuni controlli effettuati nell’ambito del contrasto al caporalato e allo sfruttamento della manodopera. Ebbene ’l’imprenditore’, che era solito usare le maniere violente per assoggettarsi i suoi ’dipendenti’ (per lo più clandestini dell’est), è stato denunciato da un suo operaio romeno. Questi, raggiunto dagli agenti in ospedale, dove era stato ricoverato a seguito di brutte lesioni e fratture (giudicate guaribili in 45 giorni), ha rivelato l’allucinante verità. Costretto a vivere in rudere diroccato nei pressi dell’azienda dove lavorava, una notte si è introdotto nel magazzino portandosi via una bombola di gas per riscaldarsi la notte. Il giorno dopo è stato ’svegliato’ dai colpi di fucile sparati dall’imprenditore a pochi di metri a distanza da lui, e quindi portato in un garage. Qui, appeso per le corde ad un trave, il romeno è stato selvaggiamente picchiato e bastonato, facendo così che le sue urla di dolore fungessero da deterrente anche per gli altri lavoratori. A quel punto gli uomini del locale Commissariato di Vittoria, si presentati nell’azienda agricola con le manette: l’imprenditore è stato così arrestato per lesioni gravi, sequestro di persona e porto darmi.
M.