“I dati parlano chiaro: Nel nostro Paese, i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti stanno peggio dei nonni. Che fare allora come credenti? Sentiamoci ingaggiati in nome del Vangelo. I professionisti dell’indignazione non mi convincono perchè è uno sport molto vicino a quello dello scaricabarile. La povertà non ha colore, da chiunque viene sperimentata fa male e basta. Stop alle strumentalizzazioni”. E’ diretto mons. Nunzio Galatino, segretario generale della Cei, commentando l’impietosa fotogafia scatta dal rapporto Caritas 2017 sulla povertà giovanile, presentato stamane nella Capitale anche alla prsenza del presidente don Francesco Soddu. Purtroppo la situazione è a dir poco ’grave’: i giovani sono sempre più a rischio esclusione sociale e, come evidenzia il focus, “Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso lavvenire”. Basti pensare che, nella fascia di età 18-34 anni è povero 1 su 10, e il rischio povertà e, soprattutto, esclusione sociale, tocca il 37% dei giovani italiani. Chiariamo subito che si tratta di una situazione che si protrae da decenni, negli ultimi 10 poi è andata addirittura peggiorando ancor più velocemente, come dimostrano i numeri: in 10 anni, complessivamente, i poveri sono infatti aumentati del 165,2% (nel 2016 la grave povertà riguardava ben 4 milioni e 742mila italiani). ome specifica ancora il dossier, “Rispetto al passato, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dallesclusione sociale non sono più gli anziani o i pensionati, ma i giovani. Se negli anni antecedenti la crisi economica la categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da circa un lustro sono invece i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere la situazione più critica, decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni”. Sono poi ovviamente i minori a preoccupare di più, visto che nel nostro paese circa 12,5% del totale (parliamo di 1 milione 292mila ragazzini poveri), vivono la povertà più assoluta. Ne dettaglio, l’emergenza riguarda soprattutto quelle famiglie dove sono presenti tre o più figli minori (il 26,8%), ossia quasi 138mila nuclei familiari ed oltre 814mila individui. Risulta ampio il divario relativo allincidenza della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti (27,4%) rispetto a quella di soli italiani (4,4%). Giovani penalizzati rispetto ai coetanei europei. La povertà giovanile coinvolge nel vecchio continente più di 15 milioni di ragazzi tra i 16 e i 24 anni (il 27,3% del totale). In questo contesto si registra in Italia un forte aumento della povertà giovanile: i ragazzi a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia sono passati da 1 milione e 732mila del 2010 a 1 milione e 995mila del 2015 (223mila giovani poveri in più, pari ad un incremento del 12,9%). Secondo il Rapporto, il rischio di povertà ed esclusione sociale riguarda il 33,7% dei giovani italiani (il 6,4% in più rispetto a quanto accade nel resto dEuropa). Dal canto suo, grazie soprattutto all’apporto dei i fondi ’Otto per mille – interventi caritativi di rilievo nazionale’ messi a disposizione dalla Cei, sono stati finanziati oltre 16 milioni di euro, a cui va aggiunta una compartecipazione economica delle diocesi interessate di poco superiore ai 5,2 milioni di euro, per un importo complessivo di oltre 21,5 milioni di euro. Nel dettaglio, destinatari prevalenti di tali interventi sono stati, le famiglie (27,7% dei progetti), le persone senza dimora (16,7%), i giovani ed i minori (13,6%), immigrati (12,6%) e gli inoccupati (10,5%). Infine, angoscia – e non poco – anche saper che lItalia è il terzo Paese dellUnione ad aver registrato il triste incremento del numero di giovani in difficoltà. Diversamente, Polonia (-328mila), Francia (-321mila) e Germania (-236mila), sono invece i paesi che sono riusciti a ridurre iul numero di persone ion stato di indigenza. Nei centri di ascolto ad esempio (i Cda sono collocati in 180 diocesi italiane), è stato registrato oltre il 40% di nuovi utenti. Con gli uomini al 49,2%, e le donne al 50,8%, che si sono rivolti ai Cda, l’età media registrata è di 43,6 anni. I ragazzi tra i 18 ed i 34 rappresentano il 22,7% del totale; tra gli italiani lincidenza scende al 10,7%, tra gli stranieri arriva invece al 31,5%.
M.