Impianti da sci aperti, ma con numero chiuso per gli ingressi se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare. “In zona arancione e in zona rossa, qualora sia prevista l’apertura degli impianti di risalita, limitare il numero massimo di presenze giornaliere mediante l’introduzione di un tetto massimo di titoli di viaggio vendibili, determinato in base alle caratteristiche della stazione o comprensorio anche sciistico, con criteri omogenei per Regione o provincia Autonoma o comprensorio anche sciistico, da definire sentiti i rappresentanti di categoria e delle strutture ricettive e concordati con le aziende sanitarie locali competenti per territorio”. Lo prevedono le Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali, elaborate dalle Regioni e presentate al Governo, che le sta valutando, e che l’Adnkronos Salute ha avuto modo di visionare.
“Allo stato attuale, l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie (qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento) è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19”, ricordano le Regioni. Per quanto gli impianti che portano sulle piste: per “gli impianti chiusi (funivie, cabinovie), la portata massima all’80% della capienza del veicolo con uso obbligatorio di mascherina a protezione delle vie respiratorie (mascherina chirurgica o dispositivo che conferisce superiore protezione come gli Ffp2)”. Per gli impianti aperti (seggiovie, sciovie), “la portata massima al 100% della capienza del veicolo con uso obbligatorio di mascherina a protezione delle vie respiratorie (mascherina chirurgica o dispositivo che conferisce superiore protezione come gli Ffp2). La portata è ridotta all’80% se le seggiovie vengono utilizzate con la chiusura delle cupole paravento”.
“Speriamo in bene per la stagione, chiudere gli impianti di sci sarebbe un vero dramma per tante aziende già in difficoltà. In questo periodo dell’anno sono già stati effettuati diversi investimenti, pensiamo solo alla neve che è stata sparata, lì sono partiti migliaia di euro. Si deve assolutamente andare avanti o sarà un problema serio per tanti”. L’ex campione di sci, vincitore di una coppa del mondo di gigante, Peter Runggaldier, risponde così all’Adnkronos in merito alle preoccupazioni per l’aumento dei contagi da Covid in Trentino Alto-Adige con alcune misure restrittive già prese per piccoli comuni e l’ombra di nuove restrizioni che metterebbe a rischio la stagione invernale. “I contagi sono in aumento ma quello che mi preoccupa sono i ricoveri, se in molti vanno a sciare è chiaro che ci saranno degli incidenti sugli sci e in quel caso c’è il problema del posto negli ospedali – prosegue l’argento nella discesa libera ai Mondiali di Saalbach-Hinterglemm nel 1991 oggi proprietario di una ZipLine sul Monte Pana in Val Gardena – La speranza è sempre nel vaccino, spero che la campagna vaccinale abbia avuto una impennata nelle ultime settimane e che si possa andare avanti”.
“Io mi auguro che si possa restare aperti come è previsto al momento, con le cabinovie all’80%, certo i contagi stanno aumentando e probabilmente continueranno ad aumentare ma nuove chiusure sarebbero una mazzata terribile al settore della montagna. Lo scorso anno è saltata l’intera stagione e non poter riaprire vorrebbe dire la fine per tante attività con la perdita di posti di lavoro”, dice all’Adnkronos Kristian Ghedina, vincitore di 13 gare di Coppa del Mondo di sci alpino, che aggiunge: “Io ho una scuola da sci e lo scorso anno sono dovuto rimanere fermo ma c’è da pagare l’affitto e i ristori compensano poco o niente, se dovessi stare chiuso un altro anno non credo riaprirei. Tanti sono nelle mie stesse condizioni, chiudendo si mette in ginocchio definitivamente un settore in grande difficoltà. Nessuno sottovaluta i problemi di salute pubblica e mi auguro si possa trovare un punto d’equilibrio”.