“L’app Immuni rientra in una riorganizzazione della medicina territoriale e della medicina preventiva, è un tracing importantissimo e quando sarà attivo darà ulteriori informazioni su tracciamento e diffusione della malattia”.
Così stamane il vice ministro della Salute, Pier Paolo Sileri, annunciando dai microfoni di Radio 24 che l’a ‘famosa’ Immuni “sarà disponibile tra 10-15 giorni, per i primi di giugno“.
Premesso che – forse purtroppo – questo strumento per il contact tracing non è per nulla atteso dagli italiani i quali, dopo quasi 3 mesi di lockdown, elicotteri, post di blocco e droni, l’ultima cosa che ora vogliono è l’idea di sentirsi ancora una volta ‘osservati’. Ma non per chissà quali indicibili segreti, quanto per privacy.
Tuttavia, come è giusto che sia, il governo ci crede, fiducioso in questo modo di poter controllare e gestire i contagi da Covid-19.
E stamane ne ha parlato anche Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, intervenendo presso la Commissione parlamentare per la semplificazione della Camera, proprio a proposito della privacy in merito all’accesso dei cittadini ai servizi erogati dal Servizio sanitario nazionale.
Come ha riferito Soro, ”In queste ore sta per arrivare al Garante la documentazione relativa alla valutazione di impatto sulla privacy che il Ministero della Salute ha fatto sulla app Immuni e su cui dovremo dare parere conclusivo. Allo stato la norma che il governo ha inviato al Parlamento risponde alla richieste che avevamo fatto sulla scelta volontaria. Non è prevista, inoltre, la geolocalizzazione che è un altro elemento che avevamo sconsigliato anche perché è meno efficace”. Inoltre, ha poi aggiunto il presidente – Una serie di interlocuzioni avvenute in queste settimane dovrebbero essere servite a rimuovere i dubbi e dovrebbero consentirci di poter consigliare agli italiani di scaricare l’app”.
Max